Scegli l’opera che più ti piace. Se il tuo biglietto viene estratto te la porti a casa: il concorso “Sold Out” lancia l’imminente Bergamo Arte Fiera. La prima del 2013
Ai cancelletti di partenza la nona edizione di Bergamo Arte Fiera, primo appuntamento dell’anno con il tradizionale tourbillon italico di fiere grandi e piccole, inanellate senza soluzione di continuità lungo tutto lo stivale. La crisi c’è e si fa sentire – circa ottanta le gallerie presenti, erano centoventi un anno fa – e allora vuoi […]
Ai cancelletti di partenza la nona edizione di Bergamo Arte Fiera, primo appuntamento dell’anno con il tradizionale tourbillon italico di fiere grandi e piccole, inanellate senza soluzione di continuità lungo tutto lo stivale. La crisi c’è e si fa sentire – circa ottanta le gallerie presenti, erano centoventi un anno fa – e allora vuoi mai che l’intrigo di una lotteria non ingolosisca il pubblico degli art addicted. Scatta allora Sold Out, concorso che mette in palio un’opera a scelta del fortunato visitatore: la selezione va fatta tra i pezzi messi a disposizione da ciascuna galleria, opportunamente contrassegnati; l’acquisto di un biglietto di accesso alla fiera offre l’automatica possibilità di venire estratti. In bocca al lupo, perché qui il colpo di fortuna deve essere duplice: se i galleristi saranno generosi l’affare è dietro l’angolo; se invece ne approfitteranno per sganciare fondi di magazzino, la faccenda diventa immediatamente spigolosa.
Un anno fa la rassegna celebrava un ponte con la Turchia, offrendo uno dei due padiglioni a gallerie selezionate nell’orbita della Tuyap Istanbul Art Fair: l’afflato internazionale di Bergamo, questo giro, avrebbe dovuto puntare su Shangai. Ma la partnership è saltata e, così, ci si dovrà accontentare delle gallerie di casa nostra – tra le più note Ca di Fra e Bonelli – e del cartellone di eventi collaterali. In mostra le tele di Camillo Campana, gloria locale; ma anche una retrospettiva sulle indagini urbanistiche di Ugo La Pietra e sulle fotografie di Gianfranco Zappettini.
– Francesco Sala
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