Sicilia, affaire Fondazione Piccolo. La Villa? Roba per èlite. Così parlò il sindaco pop
Seconda puntata dedicata alla vicenda della Fondazione Piccolo, in piena crisi finanziaria. Niente fondi per la nobile villa, gestita da privati: regalatela al Comune. Così parlò il sindaco di Capo d'Orlando.
L’allarme chiusura di Villa Piccolo? Il declino a cui sembra condannata la storica dimora, che accolse geni della letteratura come Lucio Piccolo e Tomasi di Lampedusa? Niente di preoccupante. Anzi, una specie di sceneggiata pietistica. “Il naturale epilogo di una gestione che da 40 anni è chiusa in se stessa a specchiarsi in maniera edonistica e miope”. Enzo Sindoni dixit. Per il primo cittadino di Capo D’Orlando, la Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella risulterebbe un “corpo estraneo rispetto al territorio” messinese. Superflua e pure ridondante, quindi, la questua di chi vorrebbe “mendicare” danari pubblici, a fronte di una gestione scadente, autoreferenziale e snob. Non si è certo risparmiato, il sindaco, nel comunicato diramato poco dopo la notizia della forte precarietà economica in cui si troverebbe la Fondazione, da anni abbandonata dalle istituzioni. Caso di cui avevamo discusso ieri, con un lungo approfondimento. Tagliente, Sindoni non fa sconti a nessuno e si oppone alla “sopravvivenza di un salotto riservato ad una casta“. Poi, fa una proposta: “Trasferiscano immediatamente al Comune la gestione di ciò che resta del patrimonio che la Famiglia Piccolo ha lasciato. L’Amministrazione riuscirà agevolmente a valorizzare una risorsa unica e straordinaria in grado di dare lustro a Capo d’Orlando e ai Nebrodi, rendendo il patrimonio artistico e culturale di Villa Piccolo disponibile a tutti e non riservato ad una anacronistica èlite”.
Ricapitoliamo. Durante i suoi quattro mandati, il sindaco non avrebbe mai ritenuto di dover elargire un centesimo a questo ente morale, nominato nel ’72 dal Presidente della Repubblica; e però, adesso, amerebbe vederlo diventare “pubblico”. Per il bene della collettività, dice. Poiché la Villa sarebbe nostalgicamente, aristocraticamente e autisticamente immobile. Non fruita. Ma se anche avesse ragione, è nel disinteresse assoluto la soluzione? Non potrebbe l’Istituzione stessa monitorare, stimolare, fornire linee guida e sostegno? Intanto, nel ricordare al sindaco che l’improvvisa assenza di fondi pubblici ha condotto la struttura ad accontentarsi di 2 dipendenti – un custode-factotum e un amministratore – aggiungiamo che una casa-museo avrebbe bisogno di ben altri organici per risultare fruibile ed efficiente. E che con i denari ci si pagano anche attività, spettacoli, laboratori, mostre. Si resta vivi, insomma.
Eppure, nonostante le difficoltà, la gente a Villa Piccolo ci va eccome. A ricordarglielo è il Presidente, Carmelo Romeo, in un comunicato di risposta: “Nei mesi estivi sono state migliaia le persone che hanno partecipato agli eventi culturali realizzati a Villa Piccolo, fra cui molti residenti e tantissimi turisti italiani e stranieri. Una partecipazione massiccia, puntualmente testimoniata dall’attenzione dei mass media siciliani e nazionali”. Chiosando così: “La proposta di Sindoni è purtroppo una provocazione irricevibile, ispirata a un mero spirito di potere personale”.
Che si trattasse di provocazione era chiaro. Ma le motivazioni lo sono di meno. Perché tanta acredine? Forse la stessa che portò il sindaco pasionario, qualche anno fa, a scagliarsi contro la targa di Piazza Giuseppe Garibaldi, prendendola a picconate? In quell’occasione Sindoni definì l’eroe risorgimentale “un feroce assassino al servizio di massoneria e servizi inglesi”. Questa storia dei circoli e delle èlite proprio non gli va giù: una fissazione. La piazza la rinominò IV luglio, mentre a un altro “eroe” volle dedicare una parte importante della sua città: il lungomare di Capo D’Orlando, ravvivato da una nota pop, si chiama oggi Ligabue. Il cantante, non il pittore. Luciano, proprio lui. Passeggiando si incontrava pure una fontana a getto d’acqua frizzante: attrazioni turistiche infallibili.
Ora, al netto delle varie inchieste giudiziarie collezionate da Sindoni, tutte conclusesi con proscioglimenti o assoluzioni, non viene proprio da immaginarselo un passaggio nelle sue mani, della Villa che fu dei Baroni Piccolo, tanto dediti all’arte, la poesia, la filosofia. Se gli venisse in mente, all’eccentrico sindaco, di intitolare il parco della Villa, per dire, a Piero Pelù? Magari organizzandovi qualche partita dell’amata Orlandina Basket, di cui è presidente dal ’96? Prudenza. Meglio non disturbarli troppo, gli spiriti della nobile casa.
– Helga Marsala
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