Zurlini e Pietrangeli: cinema italiano alla ribalta a Vienna. È al Filmmuseum, ritrovo di autentici cinefili, giusto al pianterreno del centralissimo Museo Albertina

Due autori a sé del cinema italiano, tra dopoguerra e boom economico: Valerio Zurlini (1926-1982) e Antonio Pietrangeli (1919-1968). E il Filmmuseum Austriaco, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura a Vienna e Cinecittà Luce, si appresta a celebrarne in parallelo l’intera – o quasi – produzione artistica. Cineasti rimarchevoli, ma non certo familiari ad […]

Due autori a sé del cinema italiano, tra dopoguerra e boom economico: Valerio Zurlini (1926-1982) e Antonio Pietrangeli (1919-1968). E il Filmmuseum Austriaco, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura a Vienna e Cinecittà Luce, si appresta a celebrarne in parallelo l’intera – o quasi – produzione artistica. Cineasti rimarchevoli, ma non certo familiari ad un pubblico straniero, fosse anche un pubblico avvezzo ad un festival cinematografico di tutto rispetto come la Viennale che, appena due mesi fa, ha celebrato il mezzo secolo di vita. Di sicuro, un binomio artistico apprezzato dalla critica, consolidato dal fatto che Zurlini ebbe l’onere di portare a termine il film che Pietrangeli nell’estate del ‘68 stava girando, quando, durante una pausa delle riprese, perse banalmente la vita annegando nel mare di Gaeta. Si trattava di Come, quando, perché (1969), naturalmente in cartellone.
Una reciprocità artistica tra i due registi, nonostante le notevoli differenze, al punto che la retrospettiva viennese a loro dedicata – dal 10 gennaio al 3 febbraio – li presenta al pubblico come “figure solitarie” nel pur ricco e acclamato panorama del dopoguerra italiano. Inquadrando poi le opere di Valerio Zurlini, se ne parla in termini di “un remoto arcipelago al largo della terraferma italiana”. Una metafora che meglio non si poteva, pensando a titoli come La ragazza con la valigia (1961), protagonista una semisconosciuta e bellissima Claudia Cardinale. O Estate violenta (1959), Cronaca familiare (1962), Il deserto dei Tartari (1976).
Riguardo a Pietrangeli, è il passato a pesare sulle narrazioni dei suoi capolavori, con personaggi prigionieri della propria situazione personale, come nel film La visita (1963), o Adua e le compagne (1960). Ma nel suo cinema colpisce la sottigliezza di certi ritratti femminili, avendo il coraggio di offrire parti da protagonista ad attrici giovanissime, come una diciottenne Catherine Spaak ne La parmigiana (1963), o la diciannovenne Stefania Sandrelli in Io la conoscevo bene (1965). Ma è il caso di menzionare anche un magistrale ritratto al maschile con il volto di Ugo Tognazzi, preso dalla gelosia verso la propria moglie fino alla paranoia e al ridicolo.
Dal dramma alla commedia, ecco servito il ritratto di una stressante “vita moderna” all’italiana. La rassegna, infine, ha il merito di mostrare al pubblico viennese una carrellata di grandi interpreti di quel periodo, e non solo i nostri Mastroianni, Manfredi, Sordi etc., ma anche figure internazionali come Alain Delon, Jacques Perrin, Jean-Louis Trintignan, Simone Signoret, Capucine, Jacqueline Sassard e molti altri, giusto a ricordare il magnetismo del nostro cinema d’annata.

– Franco Veremondi

Valerio Zurlini & Antonio Pietrangeli
dal 10 gennaio al 3 febbraio 2013
Österreichisches Filmmuseum
Augustinerstrasse 1 – 1010 Vienna
www.filmmuseum.at

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Franco Veremondi

Franco Veremondi

Nato a Perugia, residente a Roma; da alcuni anni vive prevalentemente a Vienna. Ha studiato giurisprudenza, quindi filosofia con indirizzo estetico e ha poi conseguito un perfezionamento in Teoretica (filosofia del tempo) presso l’Università Roma Tre. È giornalista pubblicista dal…

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