Chi vende arte vota Oscar Giannino! A fare outing è Carlo Teardo, presidente della Federazione Italiana Mercanti d’Arte, che a Milano annuncia l’appoggio a Fare per Fermare il Declino. E il movimento presenta le sue ricette per la cultura: meno Stato, meno tasse…
Defiscalizzare le imprese che investono in cultura e tagliare la burocrazia; tutelare l’artista in quanto lavoratore autonomo, figura da aiutare prima che tassare; rivedere la questione del diritto di seguito e tranciare il peso fiscale che grava sulla nascita di un’opera d’arte: con gli artisti che pagano il 20% di ritenuta d’acconto e il 10% […]
Defiscalizzare le imprese che investono in cultura e tagliare la burocrazia; tutelare l’artista in quanto lavoratore autonomo, figura da aiutare prima che tassare; rivedere la questione del diritto di seguito e tranciare il peso fiscale che grava sulla nascita di un’opera d’arte: con gli artisti che pagano il 20% di ritenuta d’acconto e il 10% di IVA, aliquota che schizza al 21% quando si tratta dell’approvvigionamento dei materiali necessari al loro lavoro.
Ecco cosa può Fare la politica per la cultura: con l’infinito che, la effe maiuscola, rimanda alla neonata formazione frutto dell’esasperazione di Oscar Giannino, fumantino analista economico che ha deciso di saltare dall’altra parte della barricata e passare dalla pars destruens a quella construens. Un fondamentalista del liberal, che porta sulla pelle le cicatrici di vecchie delusioni berlusconiane e freschi fastidi montiani; per alcuni un semplice cane sciolto chiamato a rosicchiare le ossa cadute dalla non più florida mensa del centrodestra. Per altri, frangia in crescita secondo i sondaggi, una sensata alternativa alla politica tradizionale: programma rigoroso e non rigorista, spot alternativi (perché accanirsi sull’IMU quando mettendo mano all’IRAP si dà ossigeno a imprese e lavoratori dipendenti?) e quella allergia ad apparentamenti, ammiccamenti e avvicinamenti con i “partiti veri” che solletica gli indecisi e quanti si sentono sufficientemente indignati per rifiutare il voto utile, ma abbastanza ragionevoli per non farsi acchiappare da Grillo.
Dei programmi di Fare in ambito culturale si discute, in dettaglio, mercoledì 13 febbraio a Milano, in un think tank pomeridiano che vede, nella sede di Analysis, la presentazione dei candidati a Camera e Senato e l’avvicendamento di un buon numero di addetti ai lavori. Tra questi anche l’antiquario Carlo Teardo, fresco di conferma alla guida della Federazione Italiana Mercanti d’Arte. Che non ha dubbi: “se me lo chiede, rispondo: io voterò Giannino” ci confessa; ammettendo come, a fronte di una convergenza di visioni che sembra al momento inoppugnabile, non esiterà a spendersi perché il comparto degli operatori del settore si mobiliti in favore di Fare.
Fin qui cosa può fare la politica per la cultura – a proposito, avete detto la vostra nel sondaggio in homepage di Artribune? -; si passa poi – doverosamente – a cosa può fare la cultura per la politica. Là dove per quest’ultima si intende chiaramente il movimento di Giannino, che alla stregua di ogni partito orfano di avi danarosi radicati nella Prima Repubblica, si trova a far i conti con il pallottoliere. Le affissioni costano, idem convention e pubblicità varie: sul web parte allora l’asta di tele e disegni – chiude mercoledì 13 – per raccogliere fondi a sostegno della campagna elettorale. Si va da un minimo di 300 a un massimo di 1500 euro per le opere di Simone Zanellato, Ileana della Matera e Gianfranco Alberti; non propriamente artistar, anzi. Ma da qualche parte si deve pur cominciare…
– Francesco Sala
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