Gabriele Basilico è morto. Un grande maestro della fotografia, un grande uomo di cultura, un immenso intellettuale al quale possiamo solo dire grazie
Senza parole. E in questi frangenti, soprattutto nei primi momenti, forse è anche meglio, ‘ché qualsiasi parola rischia di vestirsi di retorica. Per cui solo poche informazioni: l’Italia perde uno dei suoi maggiori artisti viventi, uno dei pochi che realmente faceva grande la creatività nazionale in qualsiasi situazione. Un carattere forte, un talento mai omologabile, […]
Senza parole. E in questi frangenti, soprattutto nei primi momenti, forse è anche meglio, ‘ché qualsiasi parola rischia di vestirsi di retorica. Per cui solo poche informazioni: l’Italia perde uno dei suoi maggiori artisti viventi, uno dei pochi che realmente faceva grande la creatività nazionale in qualsiasi situazione. Un carattere forte, un talento mai omologabile, uno stile unico ed inconfondibile. Nel pomeriggio di oggi, 13 febbraio, dopo un breve ricovero in ospedale, è morto Gabriele Basilico.
Era il profeta del paesaggio urbano, prima che questa inclinazione divenisse una “moda”, riempiendo mostre e fiere di tutto il paese. Era uno psicanalista visuale delle città: delle quali sapeva fissare lo spirito profondo, l’anima fiera anche nelle tragedie, come per Beirut, fotografata dopo la guerra nel 1991 e poi ancora nel 2003. O la crescita con tutte le sue scoperte e anche le sue contraddizioni, come nella serie “open” dedicata a Milano, la Milano del boom economico, la Milano dei nuovi grattacieli, ma anche la Milano degli angoli reconditi di conservazione, tutto raccolto nel libro fotografico che vide la luce tra il 1978 e il 1982.
Proprio a Milano Basilico era nato nel 1944, manifestando una vocazione alla fotografia appena messa da parte per gli studi di architettura. Una carriera percorsa bruciando le tappe, fra collaborazioni con grandi editori, istituzioni pubbliche e private italiane e internazionali. La prima mostra importante arriva al PAC nel 1983; nel 1984 partecipa alla Mission Photographique de la D.A.T.A.R., voluta dal governo francese per documentare la trasformazione del paesaggio contemporaneo. Nel 1990 riceve il Prix Mois de la Photo e nel 1991 partecipa alla Mission Photographique di Beirut. Eppoi l’esplosione: non è qui che serve tracciare i confini di un successo sempre appoggiato sul lavoro, sulla qualità. Che lo porta a esporre all’Arsenale per la Biennale di Venezia del 2007; fra le ultime grandi mostre, la retrospettiva del 2010 al Centro Italiano di Arte Contemporanea di Foligno.
“Ricordiamo con immensa stima il maestro Gabriele Basilico – ha dichiarato Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione Maxxi – tra i più noti fotografi italiani al mondo, conosciuto internazionalmente per la sua ricerca sul paesaggio e l’architettura. E sentiamo la responsabilità e l’onore di avere nella collezione del Maxxi tante sue fotografie”. A breve un ampio ricordo sulle pagine di Artribune: adesso solo gratitudine.
– Massimo Mattioli
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