Giù le mani dal Santralistanbul! Paradossi della capitale turca: i privati che l’hanno lanciata nell’empireo del contemporaneo, rischiano di privarla di una delle sue gemme
La notizia risale ormai ad una settimana fa, ma il tam tam sul web non accenna ad arrestarsi. Una vera e propria mobilitazione, di studenti, artisti e professionisti del settore, non solo turchi, è quella che si sta verificando nelle ultime ore, con tanto di petizione online, per protestare e, nell’ottica dei più ottimisti, fermare […]
La notizia risale ormai ad una settimana fa, ma il tam tam sul web non accenna ad arrestarsi. Una vera e propria mobilitazione, di studenti, artisti e professionisti del settore, non solo turchi, è quella che si sta verificando nelle ultime ore, con tanto di petizione online, per protestare e, nell’ottica dei più ottimisti, fermare la grande macchina del mercato che decreterà lo smembramento di un’importante collezione pubblica di arte moderna e contemporanea turca. A subire l’amara sorte sarà la collezione del Santralistanbul, polo museale istituito nel 2007 in un’ex centrale elettrica sul Corno d’Oro, all’interno del campus di una delle più conosciute e rinomate università private della metropoli turca, la Bilgi University. Da quando quest’ultima ha subito un cambio di gestione l’anno scorso, le sorti del SantralIstanbul sono state sempre più traballanti, fino a che è stato ufficialmente annunciato che diciassette pezzi della sua collezione saranno venduti al miglior offerente dalla casa d’aste Maçka Mezat il prossimo 17 febbraio.
Il rischio concreto è che ad acquisirli saranno collezionisti privati e che, di conseguenza, questi saranno sottratti alla pubblica fruizione. Inutile dire che, per un Paese che nell’ultimo decennio tanto ha impiegato per costruire e solidificare una propria storia e identità artistica, questo non può che essere un colpo basso. Se pensiamo, però, che è proprio per merito dei privati e dei loro investimenti che Istanbul è arrivata ad essere una capitale per l’arte contemporanea, con la Biennale e la sua nutrita rosa di musei e gallerie, sembra quasi di vedere un cane che si morde la coda. E allora ci si torna a chiedere fino a che punto l’egemonia dei privati in un sistema culturale possa realmente apportare benefici…
– Marta Pettinau
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