Sono dieci i punti del manifesto “Laziocontemporanea” con i quali Nicola Zingaretti, candidato alla presidenza della Regione Lazio, tenta di convincere il folto cultural world della regione di Roma. “Si tratta in primis di una questione di metodo – spiega Zingaretti -, perché per la prima volta abbiamo fatto entrare i professionisti dei settori dentro al programma elettorale, li abbiamo coinvolti, abbiamo accolto le loro obiezioni e soprattutto li abbiamo ascoltati“.
In effetti una modalità non molto diffusa – specie nel settore della cultura – per scrivere programmi elettorali e per prendere impegni politici. Zingaretti è partito dal Pastificio Cerere dove, qualche settimana fa, ha incontrato gli operatori del settore dell’arte contemporanea, ha fatto la quadra e assieme ai suoi collaboratori più stretti (Gian Paolo Manzella, Damiana Leoni, Elisabetta Maggini con la sua associazione Vocazione Roma e Claudio Libero Pisano) ha buttato giù una lista di dieci punti come a comporre un manifesto. Vediamoli.
1. Qualità dell’interlocuzione pubblica nel settore
(trasparenza, bandi decisi da commissioni anche internazionali, tutte le informazioni e i curricula su web)
2. Commissione arte contemporanea
(un pool di esperti per fare da consulenti permanenti all’amministrazione)
3. Visibilità delle realtà del contemporaneo
(collaborazione con i comuni per inserire artisti e operatori del territorio nei database nazionali e internazionali; qui francamente non si capisce molto)
4. Censimento dei luoghi pubblici abbandonati e riutilizzabili
(con l’obbiettivo di trasformare spazi non utilizzati in residenze per artisti e curatori; sfida interessantissima)
5. Rete delle case dell’arte contemporanea
(creazione di un network di kunsthalle nelle provincie della regione; qui forse sarebbe stato più opportuno citare il concetto di kunstverein piuttosto che di kunsthalle, ma insomma…)
6. Scuole Contemporanee
(programma di sensibilizzazione degli studenti della regione; ottimo progetto che punta a creare il pubblico di domani)
7. Edilizia Pubblica Contemporanea
(arte pubblica, urbanistica partecipata…)
8. Partnership Contemporanea
(sostanzialmente il coinvolgimento dei privati per rendere possibile la concretizzazione di tutti gli altri 9 punti)
9. Calendario Laziocontemporanea
(piattaforma per evitare le duplicazioni e le sovrapposizioni di offerta)
10. Laziocontemporanea Internazionale
(residenze, scambi, mostre all’estero, partenariati con l’obbiettivo di far conoscere la produzione artistica della regione)
Un momento della presentazione
Programma ambizioso che però si scontra con tutta una serie di paletti da non trascurare. Il Lazio non ha ne ha mai avuto un decente budget per gli investimenti culturali, si è sempre demandato questo – per le particolarità della Regione – allo Stato, molto presente, ed al Comune di Roma. Questo non significa che nulla si possa fare, ma che occorre trovare filoni di finanziamento (anche al di là del contributo privato). Un esempio viene dalla Campania (ma anche dalla Puglia), dove negli scorsi anni, durante il “principato” di Antonio Bassolino, si riuscirono ad intercettare una serie di programmi europei che consentirono alla Regione di essere addirittura più protagonista della Città di Napoli sull’arte contemporanea. Ecco dunque il nostro punto numero undici: grande lavoro sui bandi europei e grande capacità di spendere i fondi che esistono e che l’Italia, ogni anno, puntualmente rimanda a Bruxelles.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati