Intellettuali in bottiglia: Gillo Dorfles ispira un aglianico, ne disegna le etichette e presta il proprio nome a un vino nato sulle colline di Paestum. Curiose scoperte al Milano Food&Wine
Considerata l’età del personaggio ci si può tranquillamente sbizzarrire con battute e amenità varie sul concetto di vino d’annata, e su come il nettare sia garanzia di lunga vita: a centotré anni suonati Gillo Dorfles fa tutto meno che mettersi a riposo, anzi. Lavora pure quando è in vacanza. Nasce dai suoi soggiorni nel Cilento, […]
Considerata l’età del personaggio ci si può tranquillamente sbizzarrire con battute e amenità varie sul concetto di vino d’annata, e su come il nettare sia garanzia di lunga vita: a centotré anni suonati Gillo Dorfles fa tutto meno che mettersi a riposo, anzi. Lavora pure quando è in vacanza. Nasce dai suoi soggiorni nel Cilento, eletto a buen ritiro per periodi di meritato relax, una linea di etichette per il muscolare aglianico dell’Azienda Agricola San Domenico, cantina a un passo da Paestum e dal mitologico Vallo di Diano. Il professore disegna sei diversi bozzetti per altrettante annate di un vino che, manco a dirlo, è battezzato Omaggio a Gillo Dorfles: sobrie tinte pastello e astrazioni alla Mirò, come nel ben noto stile del Dorfles pittore. Che pare cautelarsi per il futuro, dando ironicamente il via libera a replicare le etichette anno dopo anno, cambiando naturalmente solo i colori. In una di multiplo che si auto-genera. La curiosa e intrigante scoperta arriva a margine del Milano Food&Wine, recente trasferta lombarda del premiato Merano Wine Festival; evento dove, tra i circa settanta produttori in arrivo da tutta Italia e dintorni – Francia e Slovenia su tutti – si scoprono in tema d’arte anche il Chianti e il Brunello delle toscane Cantine Leonardo Da Vinci. Fin troppo evidente, in questo caso, quale sia la livrea scelta per le bottiglie.
Con l’esperienza di Dorfles si aggiunge un ulteriore tassello nella lunga storia d’amore tra arte e vino; storia che, almeno recentemente, si è incanalata sul chiaro e maturo filone del marketing e della comunicazione. Come dimostra la recente operazione Frescobaldi, con il premio lanciato dall’azienda e le etichette a firma Ozzola, di Martino e Sighicelli; come conferma la tradizione lanciata quasi novant’anni fa dalla famiglia de Rotschild. Che per il suo bordeaux Chateau Mouton ha messo in fila nomi che vanno da Mirò a Picasso, fino a Dalì, Chagall ed Andy Warhol. Per arrivare a Jeff Koons, che nei mesi scorsi ha elaborato l’etichetta dell’annata 2010.
– Francesco Sala
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