Invasione di writers per le strade di Bangkok: un mese di eventi per la prima edizione del Bukruk Festival. Tra musei e spazi pubblici il primo appuntamento dedicato dalla Thailandia alla street-art.
Si scrive Bukruk, ma in lingua thai si legge “invasione”. Nome indicativo e programmatico per il primo festival di street-art mai realizzato a Bangkok: una trentina gli artisti, locali ed europei, chiamati a sbizzarrirsi sulle centinaia di metri quadri di muri e cemento messi a disposizione dalla tentacolare città del sud-est asiatico. Sei location diverse, […]
Si scrive Bukruk, ma in lingua thai si legge “invasione”. Nome indicativo e programmatico per il primo festival di street-art mai realizzato a Bangkok: una trentina gli artisti, locali ed europei, chiamati a sbizzarrirsi sulle centinaia di metri quadri di muri e cemento messi a disposizione dalla tentacolare città del sud-est asiatico. Sei location diverse, tutt’altro che marginali o underground: stencil e bombolette in azione a Siam Square, che con i suoi teatri è la piazza più in di Bangkok, ma anche nel moderno quartiere di Rama6, nei pressi di stadi e centri commerciali vari. Un mese di tempo – da metà febbraio al 17 marzo – per creare, mescolare, condividere: inno al meltin’ pot e alla fluidità di un linguaggio artistico che è per definizione meticciato culturale allo stato puro. Arte che invade le strade, arte che entra nei musei: 400metri quadri al quarto piano del BACC – il Bangkok Art and Culture Center – sono consacrati ad una mostra che indaga, tra moda e arte vera e propria, le diverse tendenze dello urban style. Pezzi e graffiti, insomma: ma pure t-shirt e sneaker, in un ammiccante fotografia del complesso universo del pop. Sapientemente in bilico tra anticonformismo e consumismo. Il catalogo degli eroi è ricco e variegato, miscela con intelligenza giovani promesse, artisti in via di emersione e nomi che hanno già saputo farsi largo. Passando dal cemento ai parquet delle gallerie. C’è il britannico Ben Eine, lo street-artist embedded: fresco di personale volante sugli aerei della Virgin Atlantic; apprezzato dal premier inglese David Cameron, che nel 2010 dona una sua opera a Barack Obama. E c’è, sempre dalla terra di Albione, Hattie Stewart, che si divide tra bombolette e lavori di grafica per gente del calibro di Adidas e Diesel. Con loro il belga Bonom, ormai sdoganato dopo i guai con la polizia di Bruxelles; i portoghesi Kruella D’Enfer e Akacorleone; la promessa della street-art francese Amandine Urruty e una nutrita selezione di nomi in arrivo dalle strade di Bangkok. A rappresentare l’Italia Dem: già esposto al PAC di Milano e in musei e gallerie tra Goteborg e Los Angeles.
– Francesco Sala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati