L’infinita saga del Museo Riso. Nuova puntata: dopo l’impasse il restart? In parte. Rilanciato ed ampliato il deceduto archivio S.A.C.S., con una squadra di 7 curatori
Venti nuovi per il Museo Riso di Palermo. Dopo un anno di impasse, con il sostanziale arresto delle attività e gli eventi collaterali, i laboratori, la didattica, le residenze, qualcosa torna a muoversi. Nota è la vicenda politica che portò alla ritirata del vecchio staff di direzione, quando, nel gennaio del 2012, si alzava bandiera […]
Venti nuovi per il Museo Riso di Palermo. Dopo un anno di impasse, con il sostanziale arresto delle attività e gli eventi collaterali, i laboratori, la didattica, le residenze, qualcosa torna a muoversi. Nota è la vicenda politica che portò alla ritirata del vecchio staff di direzione, quando, nel gennaio del 2012, si alzava bandiera bianca: finanziamenti europei bloccati (ad oggi volatilizzati), burocrazia ingestibile, la spada di Damocle di un (inutile) cantiere imminente e una serie di ostacoli amministrativi che rendevano ormai impossibile la gestione di un museo concepito non tanto come scatola conservativa, ma come centro di produzione contemporanea, in crescita.
La successiva parentesi, con il commissariamento dell’ormai ex dirigente Gesualdo Campo, e poi la nomina dell’attuale direttore Francesco Andolina, segnò l’incepparsi della macchina. Cancellato pressocché tutto, dai contenuti al contenitori, incluso sito web, impianto grafico, comunicazione, servizi aggiuntivi. Pochi mesi fa le elezioni, il nuovo governo regionale e una rotazione di dirigenti: fuori Campo, arriva Sergio Gelardi. Ed è proprio la nuova dirigenza che decide, oggi, di ripartire. Nell’attesa, probabilmente, di studiare un nuovo progetto museale, che possa assicurare qualità, continuità e stabilità – magari ripensando, chissà, all’ipotesi di una Fondazione? –, l’idea è quella di dare un primo segnale: riavviare quello Sportello per gli Artisti Contemporanei Siciliani, meglio noto come S.A.C.S., che aveva censito e promosso un centinaio di talenti, essendo l’unico archivio italiano di questo genere legato a un’istituzione museale pubblica. Anch’esso incredibilmente scomparso nel corso dell’ultimo anno.
Per la gestione del lavoro viene così ricomposto un comitato scientifico, di cui fanno parte i tre curatori che avevano strutturato e coordinato l’archivio tra il 2008 e il 2011 – Cristiana Perrella, Helga Marsala e Giovanni Iovane – insieme ad altre quattro figure, tutte accomunate dal lavoro svolto con artisti delle ultime generazioni, anche e spesso siciliani: Valentina Bruschi, Lorenzo Bruni, Daniela Bigi, Laura Barreca. Saranno loro, per un anno, ad occuparsi di S.A.C.S., rimettendolo in funzione in tutte le sue attività, integrandolo con nuovi nomi ed elaborando una serie di progetti espositivi e di ricerca, sul territorio locale, nazionale ed internazionale. Queste almeno, ad oggi, le intenzioni e le premesse.
E il Museo? Non è ben chiaro cosa accadrà. Di sicuro c’è in programma una mostra dedicata a Mimmo Germanà, curata da Achille Bonito Oliva: un progetto elaborato e firmato nei mesi scorsi, quando ancora il timone era tenuto da Gesualdo Campo. E che però si è deciso di allestire non nella sede di Palazzo Belmonte Riso, ma negli spazi dell’Albergo delle Povere. Non proprio una ventata di aria fresca e non esattamente quello che dal nuovo Riso ci si aspetterebbe. L’operazione S.A.C.S, voluta dal nuovo dirigente, va chiaramente in tutt’altra direzione. C’è speranza, dunque, per il futuro? Verrebbe da essere ottimisti, ma la Sicilia ci ha ormai abituati a continui colpi di teatro…
– Massimo Mattioli
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