Madrid, non solo Arco. All’Istituto Italiano di Cultura c’è anche una personale di Patrick Tuttofuoco. Sculture di stoffa, d’aria e di vuoto…
Si chiama “Focus on his eyes” ed è la personale concepita da Patrick Tuttofuoco per l’Istituto Italiano di Cultura a Madrid. Inaugurazione strategica, nei giorni bollenti di Arco, per portare in terra spagnola un frammento della produzione contemporanea italiana, attraverso uno degli artisti di media generazione che, a partire dai primi anni Zero, hanno rappresentato una certa vitalità […]
Si chiama “Focus on his eyes” ed è la personale concepita da Patrick Tuttofuoco per l’Istituto Italiano di Cultura a Madrid. Inaugurazione strategica, nei giorni bollenti di Arco, per portare in terra spagnola un frammento della produzione contemporanea italiana, attraverso uno degli artisti di media generazione che, a partire dai primi anni Zero, hanno rappresentato una certa vitalità creativa in ambito internazionale, indicando una chiara direzione concettuale, urbana e installativa.
Parte del programma After Arco, con una visita guidata speciale i programma per la sera del 16 febbraio, la mostra porta a galla quella dimensione più intima del percorso di Tuttofuoco, sviluppatasi negli ultimi anni, dopo l’exploit delle grandi installazioni en plein air: la consapevolezza di sé e del proprio rapporto con gli spazi abitativi, ma soprattutto mentali, diventa per l’artista il luogo della passione indagativa; più nell’urgenza di perdersi che di trovarsi. O forse è proprio in questa perdita, in questo svuotamento, che si vorrebbe perseguire una personale iconografia dei corpi e dei soggetti.
Tutte questioni che tornano, nel progetto madrileno. A proposito del quale è lo stesso Tuttofuoco a dire: “In tale continuo scambio tra l’identità della persona e il mondo globale, la tecnologia gioca un ruolo di acceleratore, smaterializzando e rimodellando il concetto di identità”. E ancora: “L’onnipresenza della tecnologia di cui godiamo si scontra con la dimensione fisica dei nostri corpi“.
Scontro caldo, nodo di contrasti irrisolti. Corpi che scompaiono, fantasmi opachi, simulacri depotenziati. Questa serie di opere – sculture d’aria e di stoffa, sostenute da sottili piedistalli, insieme a piccoli busti che spingono la figura verso l’astrazione – pare giocare con il timore della perdita, l’attrazione per il vuoto e la fragilità di singole esistenze in transito. Tra smaterializzazione, energia dei luoghi e fisicità. Temi ambiziosi, per un progetto che prova ad avanzare qualche suggestione. Al Palacio de Abrantes, fino al prossimo 15 marzo. E intanto, su Artribune, una carrellata di immagini dell’allestimento, in super anteprima.
– Helga Marsala
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