Oscar 2013: vincono Argo, Daniel Day-Lewis, Jennifer Lawrence. Tutto previsto, l’unico a sorprendere è Ang Lee che soffia a Spielberg il premio per la regia
Nessuna sorpresa: i bookmakers avevano identificato con limpida chiarezza i personaggi che avrebbero ritirato le agognate statuette, e tutto viene confermato. Seth MacFarlane, creatore dei Griffin e regista di Ted, è un maestro delle cerimonie brillante e sagace, sobrio con grinta, e si rivela la carta vincente dell’85° appuntamento con gli Academy Awards, una fra […]
Nessuna sorpresa: i bookmakers avevano identificato con limpida chiarezza i personaggi che avrebbero ritirato le agognate statuette, e tutto viene confermato. Seth MacFarlane, creatore dei Griffin e regista di Ted, è un maestro delle cerimonie brillante e sagace, sobrio con grinta, e si rivela la carta vincente dell’85° appuntamento con gli Academy Awards, una fra le più riuscite edizioni della Notte degli Oscar. Una regia e una sceneggiatura classiche con brio e una magnifica scenografia rendono l’evento un vero show, con il susseguirsi tra una nomination e l’altra di straordinari numeri di artisti vecchi e nuovi. La serata inizia con l’intervento del capitano Archer di Star Trek, alias Scot Bakula, che, arrivato dal futuro, ha salvato l’host da un catastrofico debutto. Strategica la prima nomination al miglior attore non protagonista, che subito cattura l’attenzione del pubblico entrando nel pieno del discorso, per tornare successivamente sui premi minori, consegnati a sottogruppi di due e quindi con un ritmo sostenuto che non permette cadute di tensione.
Stupenda l’interpretazione del colosso, fisico e canoro, Adele che incanta il pubblico con la bondiana Skyfall, proprio nell’anno in cui cade il cinquantenario del noto agente speciale. Ma a cadere è anche Jennifer Lawrence, per l’emozione di ritirare il premio per la miglior interpretazione femminile in Silver Linings Playbook di David O. Russel. La Lawrence aveva sfiorato l’Oscar già due anni fa con Un gelido inverno e si sapeva che i meccanismi hollywoodiani l’avrebbero certamente reintegrata quest’anno. Argo, delle innumerevoli nomination, alla fine porta a casa i riconoscimenti per il miglior adattamento, per il miglior montaggio e, il più importante, per il miglior film. Peggio va a Lincoln di Spielberg, con la miglior scenografia e il miglior attore protagonista Daniel Day-Lewis, che peraltro tiene il più divertente discorso di ringraziamento con un tono molto umile. Lui è il primo attore a vincere tre Oscar nella categoria suddetta. Ma a soffiare al regista di ET il premio per la miglior regia è, a sorpresa – l’unica della serata – Ang Lee: il suo Life of Pi è il film più premiato dell’anno con 4 statuette, anche nelle categorie fotografia, effetti speciali e la colonna sonora di Michael Danna, che pure ci aveva conquistato alla prima nota.
Due Oscar a Tarantino per Django Unchained: miglior sceneggiatura originale e miglior attore non protagonista Christoph Waltz. Due premi anche all’ultimo Bond, oltre che per la canzone originale Skyfall, un altro per il montaggio audio, parimerito con Zero Dark Thirty della Bigelow. Per l’accademico Les Miserables rimangono soltanto il premio alla miglior attrice non protagonista, la piagnucolosa Anne Hathaway in Prada rosa confetto lucido, e il missaggio audio. L’Anna Karenina di Joe Wright, probabilmente sottovalutato (ma dovrebbe scegliere con più attenzione le sue protagoniste), vince solo per “trucco e parrucco”. Infine miglior film straniero Amour di Michael Haneke e Brave-Ribelle miglior lungometraggio animato.
– Federica Polidoro
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