Quando il curatore è un domatore. In senso letterale: parte da Genova il nuovo tour internazionale del circo Darix Togni. Che si porta dietro, nel carrozzone adibito a museo di famiglia, una personale del fotografo Cristian Iotti
L’immenso parcheggio completamente vuoto, il mare da una parte e – dall’altra – la muraglia di palazzi ingentiliti da un generoso imbrunire di fine inverno. In clima di festeggiamenti per i cinquant’anni di 8 e ½, considerato poi il marchio emiliano-romagnolo dei protagonisti, è facile dire che tutto assuma connotati felliniani; ma a trovarsi a […]
L’immenso parcheggio completamente vuoto, il mare da una parte e – dall’altra – la muraglia di palazzi ingentiliti da un generoso imbrunire di fine inverno. In clima di festeggiamenti per i cinquant’anni di 8 e ½, considerato poi il marchio emiliano-romagnolo dei protagonisti, è facile dire che tutto assuma connotati felliniani; ma a trovarsi a proprio agio, nella decadente magniloquenza di piazzale Kennedy sarebbe, a Genova, anche il Wim Wenders fotografo.
Arriva il circo Darix Togni, premiata ramificazione della celeberrima dinastia circense: accompagnata per la nuova tournée internazionale da uno sguardo d’eccezione. Quello di Cristian Iotti (Reggio Emilia, 1976), che nell’inverno 2011 ha passato un paio di settimane tra tendoni e carrozzoni, documentando con foto e video il circo com’è oggi. E quelle immagini al circo ritornano: Vis circensis omnia vincit è il tatuaggio che riempie l’avambraccio destro di Davio, energico domatore di casa Togni; ed è pure il titolo della mini-mostra che seguirà la carovana nei suoi spostamenti in giro per il mondo. L’allestimento, curato senza interpolazioni altrui proprio dalla famiglia circense, è un eccitante tripudio kitsch: le foto di Iotti si incastrano perfettamente nel museo di famiglia, repertorio di struggenti memorabilia conservati nella fedele ricostruzione di un carrozzone Anni Quaranta. Oggi Genova, a marzo La Spezia: poi il mondo. “In Italia non abbiamo la considerazione che abbiamo all’estero” chiosa amaro Davio Togni. “Certo non da parte del pubblico, che ti accoglie benissimo ovunque: ma da parte delle istituzioni. Dalle altre parti vieni trattato come un artista professionista, qui l’arrivo del circo sembra sempre una scocciatura”. E allora, dopo la fuga dei cervelli, ecco pure quella dei circensi: che mietono applausi e successi in Medio Oriente, alla corte di sceicchi ossessionati dal mito della western way of life. All’uscita dal tendone, nel deserto di cemento di piazzale Kennedy, l’altoparlante suona La passerella di Nino Rota. Senza un po’ di malinconica retorica che circo sarebbe?
– Francesco Sala
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