Richard Linklater conquista tutti, ma fuori concorso. Alla Berlinale arriva un James Franco hard, mentre Ken Loach racconta la sua Inghilterra degli ultimi 50 anni
Peccato che sia finito fuori concorso, altrimenti con ogni probabilità avrebbe vinto alla Berlinale. Before Midnight di Richard Linklater è il più bell’episodio della trilogia tra Jesse e Celine. I due si erano incontrati 18 anni orsono sul treno verso Vienna. Poi ancora per caso a Parigi alla libreria del Quartier Latin Shakeaspere and Co, dove avevano […]
Peccato che sia finito fuori concorso, altrimenti con ogni probabilità avrebbe vinto alla Berlinale. Before Midnight di Richard Linklater è il più bell’episodio della trilogia tra Jesse e Celine. I due si erano incontrati 18 anni orsono sul treno verso Vienna. Poi ancora per caso a Parigi alla libreria del Quartier Latin Shakeaspere and Co, dove avevano riscoperto la loro affinità. Li abbiamo ritrovati oggi con due gemelle e ormai sui quaranta in vacanza in Grecia. Il film si compone essenzialmente di quattro spazi narrativi in cui i due sono sempre compresenti: la macchina verso casa, il pranzo con gli amici, la passeggiata in paese fino ad un’antica cappella bizantina. Infine il luogo duplice dell’albergo dove la coppia deve passare una notte in solitaria, con il piccolo molo antistante al mare. Il concetto di capsula del tempo sfruttato nel film e ripreso in conferenza stampa e la complicità fra i tre intervistati fa presagire uno o più ulteriori episodi, su cui tuttavia il regista non si è definitivamente pronunciato. Eppure qualcosa fa pensare che l’esperimento è ben lungi dall’essere arrivato al capolinea.
I film presentati in concorso l’11 febbraio erano, invece, Child’s Pose di Calin Peter Netzer e Layla Fourie di Pia Marais. Entrambe storie di madri che coinvolgono un incidente d’auto ed entrambi poco convincenti. Il primo è ambientato sullo sfondo dell’alta borghesia rumena contemporanea e tratta del rapporto tra una madre protettiva e il figlio adulto, ma diventa anche critica amara di una società basata sul clientelarismo. Il secondo era stato introdotto come un thriller, ma di quello ha ben poco. Una giovane madre single che lavora con le macchine della verità si trova coinvolta in un incidente mortale. Dove tutto è troppo detto, troppo visto, troppo prevedibile e “ritmo” è un termine sconosciuto, l’unico a distinguiersi è il giovane ragazzino che sembra la versione umana di Kirikù.
In Berlinale Special molto attesa la presenza di Ken Loach col documentario The Spirit of ’45, in cui tramite filmati d’archivio il regista ricostruisce la storia del suo paese dalla Seconda Guerra Mondiale ai giorni nostri. Infine nella sezione Panorama di nuovo protagonista James Franco, che continua a sorprendere per le sue scelte estreme. In veste di regista ha presentato Interior- Leather Bar, una specie di mokumentary che ricostruisce i 40 minuti super spinti censurati dal film Cruising di Friedkin del 1980. Si tratta di una lunga sequenza a luci rosse fra due omosessuali, che l’autore usa per mettere a nudo perbenismo, conservatorismo e omofobia della bigotta società americana.
– Federica Polidoro
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