Tutto pronto a Mumbai per il debutto del progetto ZegnArt Public. E Artribune sarà in India, per raccontarvi live il progetto dell’artista Reena Kallat
Le cronache dall’India ci parlano di un Paese dove giovanissime donne vengono brutalmente violentate e uccise. Di un territorio dove la forbice tra poveri e ricchi è abissale, dove la democratizzazione fa i conti con una realtà dominata da forti disuguaglianze, da un sistema che convive ancora oggi con le caste e con un alto […]
Le cronache dall’India ci parlano di un Paese dove giovanissime donne vengono brutalmente violentate e uccise. Di un territorio dove la forbice tra poveri e ricchi è abissale, dove la democratizzazione fa i conti con una realtà dominata da forti disuguaglianze, da un sistema che convive ancora oggi con le caste e con un alto tasso di corruzione. Di città sovrappopolate e asfissiate da ingorghi rumorosi e da un inquinamento fuori controllo. Ma l’India è anche tra i Paesi che da qualche anno sta vivendo, con tutte le sue contraddizioni, una fase di vertiginoso sviluppo economico, alla ricerca, come ha affermato lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, di “una sua via alla modernità”, cercando allo stesso tempo di conservare tradizioni e riti secolari.
È qui, nella città di Mumbai, che la Ermenegildo Zegna ha scelto d’inaugurare la prima “puntata” di ZegnArt Public. Le prossime in Turchia e Brasile. Un progetto triennale ambizioso guidato dai curatori Cecilia Canziani e Simone Menegoi e fondato sullo scambio e sul dialogo culturale. E lo ha fatto commissionando un’imponente opera d’arte pubblica all’indiana Reena Kallat, nata a Delhi nel 1973. L’artista ha deciso di intervenire sulla facciata del Dr Bhau Daji Lad Museum, il più antico museo della città e partner indiano del progetto, con un’installazione monumentale che gioca proprio sul binomio tra passato e futuro. Una sorta di gigante ragnatela, che sarà esposta per sei settimane e visibile a tutti dall’esterno del museo, composta da una miriade di timbri su cui sono stati riportati i vecchi nomi coloniali delle strade della città, quando ancora si chiamava Bombay.
Mancano pochi giorni all’inaugurazione al pubblico dell’installazione (il 2 marzo), ed Artribune sarà sul posto, per raccontarvi nei prossimi giorni l’evento in tempo reale. Raccogliendo sul campo la testimonianza di tutti i protagonisti di questo progetto che dopo un anno di lavoro si sta per concretizzare.
– Daniele Perra
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