Un nuovo Serpentine Gallery Pavillion. Sou Fujimoto progetta una struttura evanescente, fusa col paesaggio. Armonie di bianchi e verdi, nei Kensington Gardens di Londra
Una nuvola trasparente ed eterea, un reticolo d’acciaio bianco, a tratti denso e a tratti rarefatto, stagliato contro il cielo di Londra. Sarà più o meno così il nuovo Serpentine Gallery Pavillion, secondo Sou Fujimoto. Architetto giapponese, classe ’71, noto per il suo tocco leggero e sensibile nel progettare gli spazi domestici di abitazioni private, […]
Una nuvola trasparente ed eterea, un reticolo d’acciaio bianco, a tratti denso e a tratti rarefatto, stagliato contro il cielo di Londra. Sarà più o meno così il nuovo Serpentine Gallery Pavillion, secondo Sou Fujimoto. Architetto giapponese, classe ’71, noto per il suo tocco leggero e sensibile nel progettare gli spazi domestici di abitazioni private, come la House N e la House NA in Giappone. Una ricerca continua di equilibrio tra artificiale e naturale, come è ben illustrato nel suo volume “Primitive future“, uscito nel 2008 e diventato presto un best seller per l’architettura.
Il padiglione temporaneo più famoso al mondo verrà inaugurato l’8 giugno nei Kensington Gardens, proprio di fronte la Serpentine Gallery, che ogni anno invita in qualità di progettista un nome del firmamento architettonico mondiale che non abbia ancora realizzato un’opera sul territorio britannico. Prima di lui i giapponesi Toyo Ito e Sanaa, e le archistar Zaha Hadid, Frank Gehry, Jean Nouvel, Rem Koolhaas e Daniel Libeskind. Mentre nel 2012 era toccato al trio Herzog & de Meuron, più Ai Weiwei, realizzare una struttura sotterranea e claustrofobica, a memoria dei padiglioni passati.
“Per il padiglione 2013 propongo un paesaggio architettonico: un terreno trasparente che incoraggia le persone a interagire con esso esplorandolo in diversi modi. All’interno del contesto pastorale dei Kensington Gardens penso al vivido verde della natura circostante, tessuto insieme alla geometria del costruito. Verrà creata una nuova forma di ambiente dove la natura e la costruzione dell’uomo si uniscono; non esclusivamente architettura né solamente natura, ma un unico incontro delle due“, ha affermato Fujimoto. E almeno sbirciando i render sembrerebbe proprio essere questo il risultato. Un corpo delicato, quasi impercettibile, che accoglie come un nido i visitatori, rendendoli parte integrante del paesaggio. Un solo dubbio: forse troppo evanescente, la struttura potrebbe rischiare di tramutarsi in un flop, se mai la realizzazione non dovesse arrivare a coincidere appieno con quanto concepito dall’immaginazione.
– Zaira Magliozzi
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