Ecco Legonardo, robot artista costruito interamente con i celeberrimi mattoncini. A idearlo in ogni sua parte, dal software che lo aziona fino alle meccaniche, è ovviamente un italiano…
All’arte a mattoncini ci eravamo abituati. Vuoi per il LEGO Concentration Camp del polacco Zbigniew Libera, per le installazioni di Nathan Sawaya o ancora per la premiata, e opportunamente commercializzata, serie dei LEGO Architecture: eleganti miniature plastiche di progetti dei vari Lloyd Wright, Mies Van der Rohe e soci. Il fatto che il gioco di […]
All’arte a mattoncini ci eravamo abituati. Vuoi per il LEGO Concentration Camp del polacco Zbigniew Libera, per le installazioni di Nathan Sawaya o ancora per la premiata, e opportunamente commercializzata, serie dei LEGO Architecture: eleganti miniature plastiche di progetti dei vari Lloyd Wright, Mies Van der Rohe e soci. Il fatto che il gioco di costruzioni diventasse da mero strumento ad autentico protagonista di un’azione artistica, invece, è una novità fatta e finita. Inventiva, eccentricità, manualità ed eclettismo: scegliete voi in quali dosi si siano mescolati gli ingredienti che portano alla nascita di Legonardo, il primo robot artista interamente realizzato con i celeberrimi mattoncini. Omaggio evidente all’estro di Leonardo, partorito dalla fantasia di Daniele Benedettelli, il cui foto-ritratto – senza offesa – campeggerebbe alla grande in un’enciclopedia illustrata alla voce nerd: il nostro si divide infatti tra l’ttività di ingegnere robotico e quella di designer per la Lego. L’unione tra i due ambiti professionali porta alla nascita di un automa che disegna con precisione impareggiabile: Legonardo, appunto. Versione 3.0 di un progetto maturato nel corso del tempo: le meccaniche sono realizzate unicamente con pezzi della linea LEGO Technic, da anni surrogato plastico dell’arcaica Età del Meccano; il grosso del robot, ispirato nelle fattezze ai personaggi di Hugo Cabret, costruito assemblato centinaia di comuni mattoncini, governato da un controller LEGO Mindstorm. Gli input, soffio vitale che anima la manona di Legonardo, arrivano da un software apposito, elaborato dallo stesso Benedettelli. È lui l’artista vero, nell’accezione rinascimentale – e dunque anche un po’ artigiana – del termine.
– Francesco Sala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati