Genova? Torino? Roma? Ma no, il vero battesimo dell’Arte Povera fu ad Amalfi. Parole di Lia Rumma, protagonista della maxi-intervista di Artribune Magazine
“Benché giovanissimo, era già un protagonista, tant’è che nel ’68 ha firmato con Germano Celant la grande mostra ai cantieri di Amalfi che ha lanciato il movimento dell’Arte Povera, tra i più importanti eventi dell’arte italiana negli ultimi quarant’anni, e ha dato con quella mostra una dimensione assolutamente internazionale al movimento”. C’è poco da fare: […]
“Benché giovanissimo, era già un protagonista, tant’è che nel ’68 ha firmato con Germano Celant la grande mostra ai cantieri di Amalfi che ha lanciato il movimento dell’Arte Povera, tra i più importanti eventi dell’arte italiana negli ultimi quarant’anni, e ha dato con quella mostra una dimensione assolutamente internazionale al movimento”. C’è poco da fare: quando si inizia a parlare dell’arte italiana degli ultimi decenni, gira gira prima o poi si va a finire lì: all’Arte Povera. Per lo meno, lo fanno i personaggi intervistati da Artribune.
Già, perché le parole riportate sopra – riferite al marito Marcello – sono di Lia Rumma, milanese-napoletana (e non il contrario, come scoprirete) protagonista di una nuova tappa del ciclo di ampie interviste che Artribune Magazine sta dedicando ai galleristi storici italiani. Ciclo che ha già visto passare davanti ai microfoni Gian Enzo Sperone, Emilio Mazzoli, Fabio Sargentini, Giorgio Marconi e Tucci Russo. E proprio Sargentini aveva riservato parole forti all’Arte Povera, “avocando” a sé la primogenitura che ora invece tornerebbe in area celantiana. Abbiamo scritto “scoprirete”? Certo, quando avrete fra le mani il numero della rivista che stiamo ultimando: l’intervista è lunga, e non potete proprio perdervela…
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati