“I negativi del D-Day? Cancellati”. Retroscena dalla mostra torinese su Robert Capa a cento anni dalla nascita: a raccontarli John Morris, primo direttore della Magnum
“La migliore mostra su Capa che abbia mai visto”. E se lo dice il suo miglior amico e primo direttore di Magnum Photos John Morris, c’è da crederci. Con queste parole un Morris 96enne in ottima forma ha inaugurato a Palazzo Reale di Torino la retrospettiva di Robert Capa, uno dei maestri della fotografia del […]
“La migliore mostra su Capa che abbia mai visto”. E se lo dice il suo miglior amico e primo direttore di Magnum Photos John Morris, c’è da crederci. Con queste parole un Morris 96enne in ottima forma ha inaugurato a Palazzo Reale di Torino la retrospettiva di Robert Capa, uno dei maestri della fotografia del XX secolo, in occasione del centenario dalla nascita. Morris conobbe Capa durante la seconda guerra mondiale quando era responsabile della redazione londinese della rivista Life, e assicurò la copertura dello sbarco in Normandia con la pubblicazione delle storiche foto di Capa, che documentarono i momenti cruciali dell’azione. “Erano 4 i rullini da 35mm realizzati da Capa – ha ricordato Morris durante la presentazione -, ma, a causa dell’errore di un assistente nella camera oscura dell’ufficio londinese, se ne bruciarono tre e del quarto si salvarono solo 11 negativi”. Ecco svelati i retroscena del perché di quelle foto così sgranate, un’imperfezione dovuta, quindi, non solo all’enorme emozione, e pericolo, di quei momenti concitati.
In questa mostra, organizzata in collaborazione con Magnum Photos e visibile fino al 14 luglio, è documentata tutta l’esperienza bellica che fu al centro dell’attività di Capa fotografo: iniziò come fotoreporter durante la guerra civile spagnola (1936-39) scattando la celebre Morte di un miliziano lealista, proseguì attestando con i suoi scatti la resistenza cinese di fronte all’invasione del Giappone (1938), la seconda guerra mondiale (1941-45) – spiccano tre delle foto del D-Day – e ancora il primo conflitto Arabo-Israeliano (1948), e quello francese in Indocina (1954), durante il quale morì, ucciso da una mina antiuomo, a soli 40 anni.
L’esposizione racconta il percorso umano e artistico di Capa attraverso 97 fotografie in bianco e nero, raggruppate in undici sezioni, di cui una dedicata ai ritratti di personaggi famosi, da Picasso a Hemingway, da Matisse a Ingrid Bergman. Scatti che lo liberano, in parte, dall’etichetta del puro e duro fotografo di guerra: molte delle sue immagini, infatti, catturano, anche le gioie della pace e il glamour dei tanti amici scrittori, attori, giornalisti, artisti di cui si circondava. Nella gallery, immagini dall’opening…
– Claudia Giraud
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