Mancano più di due mesi alla Biennale Arte, è c’è già chi pensa all’Architettura. È l’Austria, che sceglie Christian Kühn come commissario del padiglione nazionale
Difficile, se non impossibile, che una simile notizia riguardi l’Italia, ovvero la tempestività del suo apparato burocratico in ambito artistico-culturale. Perché, se tutto filerà liscio come sempre, la nomina del curatore del padiglione italiano per la 14. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, da celebrare l’anno prossimo, arriverà solo qualche mese o settimana prima dell’inaugurazione. […]
Difficile, se non impossibile, che una simile notizia riguardi l’Italia, ovvero la tempestività del suo apparato burocratico in ambito artistico-culturale. Perché, se tutto filerà liscio come sempre, la nomina del curatore del padiglione italiano per la 14. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, da celebrare l’anno prossimo, arriverà solo qualche mese o settimana prima dell’inaugurazione. Naturalmente ci auguriamo di essere – finalmente – smentiti dai fatti.
Gettando lo sguardo oltre il Brennero, invece, troviamo un Christian Kühn, viennese, appena oltre l’asticella dei cinquanta, prontamente in sella da commissario/curatore del Padiglione Austria per la suddetta Biennale, posta sotto la direzione generale dell’olandese Rem Koolhaas. Kühn è stato selezionato da un’apposita commissione del ministero austriaco dell’arte e la cultura, e il suo nome è stato appena comunicato dal titolare del gabinetto, sottolineandone le ragioni dettate dal profilo professionale. Professore presso la facoltà di Architettura alla TU (Technische Universität) di Vienna; teorico e critico della materia, spesso con piglio polemico, commentatore del quotidiano Die Presse, collaboratore di note riviste internazionali tra cui L’architecture d’aujoud’hui e ARCH +, e, da molti anni, punta di diamante della viennese Architektur und Bau Forum diretta da Christine Müller.
Che l’Austria ci tenga particolarmente agli eventi veneziani, non è una novità. D’altronde l’ancor “giovane” appuntamento biennale con l’architettura entrò fin dal primo colpo nel giro dei massimi sistemi espositivi. Rem Koohlaas lo sa bene: affermatissimo architetto e brillante saggista con Delirious New York, sarà sulla soglia dei settant’anni quando la sua Biennale aprirà i battenti; ma ne aveva solo trentasei quando nel 1980 Paolo Portoghesi, ideatore e direttore della prima edizione, lo chiamò a collaborare alla composizione della Strada Novissima, trasformatasi nell’eclatante manifesto dell’Architettura postmoderna. E su quella Strada Novissima, posizionata alle Corderie dell’Arsenale, non si incontrarono solo loro due. C’erano pure Frank Gehry, Robert Venturi, Arata Isozaki, Franco Purini…
– Franco Veremondi
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