Musei che riaprono: qualcuno c’è. Dopo l’impasse e la protesta, il Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina dà fiducia agli amministratori. Nell’attesa di una rivoluzione…
La notizia è approdata su Facebook con un post sintetico, dal tono istituzionale. Il Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina riapre. Primavera di speranze, con un dietrofront che porta la firma dei “dipendenti della Fondazione Orestiadi”. Il temporaneo stop, con la chiusura delle sale che ospitano la straordinaria collezione d’arte contemporanea della Fondazione, era arrivata […]
La notizia è approdata su Facebook con un post sintetico, dal tono istituzionale. Il Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina riapre. Primavera di speranze, con un dietrofront che porta la firma dei “dipendenti della Fondazione Orestiadi”. Il temporaneo stop, con la chiusura delle sale che ospitano la straordinaria collezione d’arte contemporanea della Fondazione, era arrivata lo scorso dicembre, a pochi giorni da Natale. Un momento difficile, che aveva condotto il direttore, Enzo Fiammetta, il Presidente, Francesca Corrao, e i pochi lavoratori in servizio, ad alzare bandiera bianca, in segno di protesta: finanziamenti regionali decurtati, lentezze burocratiche, ritardi nell’approvazione e nell’elargizione dei fondi e, di conseguenza, impossibilità di programmare a dovere. Una situazione comune ai vari musei e gli spazi culturali, che in qualche forma dipendono da mamma Regione. Il tutto nell’urgenza di accelerare l’organizzazione per le prossime Orestiadi, in programma per l’estate.
Oggi, dunque, la collezione torna fruibile al pubblico. Cosa è cambiato? Nulla di concreto in verità. A parte lo sblocco dei contributi attesi per la mostra “L’Islam in Sicilia”, rendicontata in luglio: soldi anticipati e attesi per mesi. Vecchia storia. Ma la piccola liquidità incassata, probabilmente, consente oggi di far fronte a un minimo di necessità immediate, pagamento di stipendi incluso.
Per il resto? Nessuna promessa di integrazioni economiche e ancora nessuna certezza sul bilancio regionale (votato in esercizio provvisorio fino alla primavera: anche qui, vecchia storia). Quanto alla riorganizzazione generale del settore cultura (destinazione oculata dei finanziamenti, snellimento del sistema burocratico, strategie gestionali) nessuna vera rivoluzione – termine tanto caro al governatore Rosario Crocetta, che ne fece azzeccato slogan elettorale – ha ancora potuto avverarsi in pochi mesi. La macchina è complessa, elefantiaca, i meccanismi farraginosi, gli ostacoli moltissimi. Politici, economici, amministrativi.
E dunque? L’avere registrato un’apertura, da parte dei dirigenti, è stato già sufficiente per ritrovare fiducia: “I difficili momenti trascorsi non sono stati ancora superati. Ma abbiamo rilevato, da parte degli Organi di Governo della Regione Siciliana, e dagli Assessorati al Turismo e Beni Culturali a cui fanno riferimento tutte le nostre attività, una significativa attenzione verso il ruolo culturale della Fondazione Orestiadi”. Così recita il comunicato diffuso sul web. Che chiosa: “È un atto di fiducia perché pensiamo che la storia, la memoria e la cultura della nostra isola, attraverso i luoghi che la conservano e la tramandano ai nostri figli, debba essere una delle priorità che il nostro Governo Regionale deve affrontare in tempi brevissimi. Se questo non accadrà sarà una dura e irreparabile sconfitta per tutti”.
Dialogo aperto, dunque. Con una certa sensibilità al problema rilevata: un passo avanti rispetto al governo precedente. Sensibilità che viene sollecitata da molte altre realtà del territorio, musei regionali, storiche fondazioni ed enti morali, che non possono contare su un sostegno imprenditoriale. A tal proposito, a Enzo Fiammetta abbiamo chiesto quanto si stesse lavorando per identificare nuovi canali di sostentamento, nuove direzioni possibili. “Ci stiamo pensando”, ha risposto. “Sono processi lunghi, è una fase che va guidata; ma sappiamo bene che queste strutture piano piano dovranno diversificare la partecipazione: servono più fonti di finanziamento”.
Se ne riparla, intanto, tra qualche mese, dopo l’approvazione del bilancio e, magari, con in mano qualche segnale più concreto rispetto al preannunciato cambiamento. La cultura come priorità, trasparenza, efficienza, motore di pensiero e di economie: la vera rivoluzione, forse, sarebbe già qui.
– Helga Marsala
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