Otto personali in un anno, dentro una stanza. A Roma, lo Studio Geddes lancia “Private”, interpretazioni intime di un volume abitativo. Si parte con Luca Trevisani
Il primo a inaugurare il white cube temporaneo dello studio romano di Silvia Geddes è Luca Trevisani. Spazio operativo nel campo dell’art advisory, tra consulenze ai collezionisti e organizzazione eventi, lo Studio Geddes ha sede a Firenze, Milano e Roma. Ed è proprio nei locali di Via del Babuino che nasce Private, progetto pensato per la […]
Il primo a inaugurare il white cube temporaneo dello studio romano di Silvia Geddes è Luca Trevisani. Spazio operativo nel campo dell’art advisory, tra consulenze ai collezionisti e organizzazione eventi, lo Studio Geddes ha sede a Firenze, Milano e Roma. Ed è proprio nei locali di Via del Babuino che nasce Private, progetto pensato per la grande stanza centrale, priva di finestre, tramutata in project room. Qui, nell’arco di un anno, si avvicenderanno otto personali – dopo Trevisani, in ordine, Andrea Salvino, Giuseppe Pietroniro, Luca Vitone, Olaf Nicolai, Simone Berti, Flavio Favelli, Yto Barrada – partendo dall’idea di libera interpretazione di uno volume abitativo. Allestito, occupato, ripensato in molte possibili maniere, sarà un luogo totalmente offerto all’iniziativa degli artisti. Potranno mettere in campo opere proprie, oppure infilarsi nei panni di curatori e allestire quelle di altri artisti, o ancora scegliere oggetti presenti nello studio, recuperati altrove o ripescati dal passato, riutilizzati come ready made o modificati per raccontare storie nuove, fatte di memorie e intuizioni concettuali. Quasi una casa provvisoria, la stanza funzionerà come un perimetro assolutamente “privato”, dove sperimentare il tempo di una permanenza: un po’ appartamento, un po’ atelier, un po’ album dei ricordi, un po’ concetto o visione da srotolare tra quattro mura, un soffitto e un pavimento.
Immaginare un luogo, dunque, a partire dal vuoto iniziale, dal neutro che lo definisce e lo espone alla narrazione. In scioltezza, provando a sperimentare. Meno imbrigliati, magari, rispetto al format tipico di una personale in galleria.
– Helga Marsala
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