Partono le scommesse sugli italiani in Biennale. Gli artisti del Palazzo Enciclopedico di Massimiliano Gioni? Li sapremo a breve. Nel frattempo, arriva il sondaggio di Artribune…
La Biennale di Venezia è alle porte. E con l’accorciarsi dei tempi che separano dal fatidico opening, montano i soliti toto-nomi. Annunciati gran parte degli artisti che rappresenteranno i Padiglioni Nazionali, incluso quello Italiano guidato da Bartolomeo Pietromarchi, grande attesa c’è ancora per il bouquet scelto dal direttore, Massimiliano Gioni. Nel suo “Palazzo Enciclopedico” – […]
La Biennale di Venezia è alle porte. E con l’accorciarsi dei tempi che separano dal fatidico opening, montano i soliti toto-nomi. Annunciati gran parte degli artisti che rappresenteranno i Padiglioni Nazionali, incluso quello Italiano guidato da Bartolomeo Pietromarchi, grande attesa c’è ancora per il bouquet scelto dal direttore, Massimiliano Gioni. Nel suo “Palazzo Enciclopedico” – questo il titolo scelto, in omaggio al Museo utopico dell’artista italo-americano Marino Auriti – avrà il suo apice, come da tradizione, nelle due mostre al Palazzo delle Esposizioni dei Giardini e all’Arsenale. Un progetto che, stando a quanto dichiarato ad Artribune, proverà a trovare una via di conciliazione tra il modello intellettualistico e teorico di Documenta e un’impostazione più tradizionale, che restituisca ruolo all’opera come oggetto estetico. E noi, nell’attesa della conferenza stampa del 13 marzo, che svelerà ogni mistero, proviamo a giocare. Tornado a guardare in casa nostra: quali e quanti italiani inserirà – eventualmente – l’italianissimo direttore nel suo “bestiario immaginifico”? Qualche nome abbiamo provato a farlo, nel nostro nuovo sondaggio. E chissà che qualcuno non ci sia per davvero.
Non poteva mancare, se non altro per anzianità e ruolo, il veterano Maurizio Cattelan, che la sua prima Biennale la fece nel 1993, quando – già amante delle provocazioni – affittò il suo spazio espositivo a una agenzia pubblicitaria; poi l’exploit nel 1997, con la celebre opera Turisti, 200 piccioni imbalsamati collocati sulle travi del padiglione, con tanto di escrementi al suolo; un passaggio collaterale nel 2001, con la mega scritta Hollywood installata nella discarica di Bellolampo, a Palermo, e infine, nel 2011, un’auto citazione per la mostra di Bice Curiger, con ben 2000 piccioni imbalsamati, disseminati tra i solai, gli impianti d’aria condizionata e il cornicione del Palaexpo.
Più giovani, ma anche loro già in confidenza con la Biennale, sono il modicano Pietro Roccasalva e il modenese Roberto Cuoghi, entrambi scelti nel 2009 da Daniel Birnbaum per la sua Making Words, e poi Luca Francesconi, in Arsenale due anni fa, invitato dalla Curiger, e Giorgio Andreotta Calò, vincitore dell’ultima edizione del Premio Italia al Maxxi, anche lui in Laguna nel 2011 per ILLUMInazioni.
Altro nome papabile quello di Rossella Biscotti, ormai habitué di premi istituzionali e kermesse internazionali (Documenta tra le sue ultime grandi partecipazioni): mai stata in Biennale, la Biscotti aveva rifiutato l’invito di Vittorio Sgarbi a esporre in una delle sedi europee del tanto vituperato Padiglione Italia. Biscotti disse no, schierandosi contro “un’operazione populista volta a rappresentare il nostro governo berlusconiano”. E scoppiò il caso. Chissà che riflessioni politiche farebbe oggi, Rossella, e quale progetto concepirebbe. Con una Biennale firmata da una delle eccellenze italiane, che sboccia nel vuoto di governo a cui l’Italia si consegna, tra nuovi populismi e fallimenti soliti.
Ancora due artisti, infine, stavolta totalmente vergini: Patrizio di Massimo e Diego Perrone, il primo tra i protagonisti nel 2012 del Premio Italia, l’altro in procinto di inaugurare la sua personale, “Scultura che non sia conchiglia non canta”, da Casey Kaplan, a New York.
Otto nomi, su cui scommettere. Basta votare, sulla nostra home page, ed eleggere il più papabile. Vediamo quanto fiuto hanno i lettori di Artribune…
– Helga Marsala
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