Rubava reliquie nelle chiese di mezza Lombardia e la rivendeva on-line: due gli indagati e quasi sessanta pezzi recuperati dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico. Un bottino da 30mila euro
Pregi e difetti del commercio on-line: un click e sei in contatto con il mondo intero, lanciato verso un business senza limiti e confini. Un click da parte delle persone sbagliate e finisci al gabbio. Internet allarga le frontiere del mercato, anche quando si tratta di opere d’arte trafugate: è da tempo, ormai, che gli […]
Pregi e difetti del commercio on-line: un click e sei in contatto con il mondo intero, lanciato verso un business senza limiti e confini. Un click da parte delle persone sbagliate e finisci al gabbio. Internet allarga le frontiere del mercato, anche quando si tratta di opere d’arte trafugate: è da tempo, ormai, che gli effettivi del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Monza setacciano quotidianamente la rete a caccia di movimenti sospetti. E capita di tanto in tanto che qualcuno, in quella rete, ci rimanga. Tutto comincia nel luglio del 2012, dal monitoraggio di siti che accolgono aste di settore: non mancano pezzi che sembrano combaciare con oggetti trafugati nelle chiese di mezza Lombardia. Ostensori e statuette lignee; soprattutto reliquari – c’è pure un frammento del cilicio di San Carlo Borromeo: piccole cose, facili da far sparire. Il valore commerciale non è di quelli che permettono di cambiare vita, ma un pezzo alla volta si compone un bottino che si aggira attorno ai 30mila euro. Partono le indagini e a fine gennaio il cerchio si chiude: ad essere pizzicato alla Stazione Centrale di Milano è un trentenne brianzolo, pronto per partire alla volta della Toscana. In un borsone nasconde parte della refurtiva: a seguito delle perquisizioni domiciliari spuntano una sessantina di pezzi. Il tutto era destinato ad un antiquario di Pescia, passato dall’acquisto on-line all’accusa di ricettazione: nel suo atelier le reliquie rubate al Nord finivano in vendita con quotazioni fino a tre volte superiori rispetto il prezzo realizzato in asta. Se rubi e piazzi la refurtiva su e-bay non dimostri di essere una raffinatissima mente criminale; se poi tieni anche un diario delle tue gesta, annotando sopralluoghi nelle chiese e commentando l’esito dei furti, ti scavi la fossa da solo: leggerezze imperdonabili per il ladro, che paga la propria disinvolta baldanza con un’accusa che è pressoché scontata condanna.
Cala il sipario, dunque, sull’operazione “Reliquia”: anzi no. Perché ora c’è da restituire il maltolto, con solo 13 opere riconosciute e assegnate in maniera univoca alla chiesa d’origine. La caccia è ancora aperta.
– Francesco Sala
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