Tutti in questura: le forze dell’ordine bloccano la tappa palermitana della performance itinerante di Bios Vincent, con il suo funerale del diritto inscenato nei luoghi delle tragedie italiane
Non l’ha neppure finita e ha già ottenuto il proprio scopo. Se l’obiettivo di una performance che tocca il tabù della pena di morte e del rispetto ballerino dei diritti umani è quello si scuotere le coscienze, turbare, inquietare, indurre al pensiero fuori dal coro, allora l’intervento delle forze dell’ordine, l’interruzione coatta dell’atto creativo, le […]
Non l’ha neppure finita e ha già ottenuto il proprio scopo. Se l’obiettivo di una performance che tocca il tabù della pena di morte e del rispetto ballerino dei diritti umani è quello si scuotere le coscienze, turbare, inquietare, indurre al pensiero fuori dal coro, allora l’intervento delle forze dell’ordine, l’interruzione coatta dell’atto creativo, le ore passate in questura sono sinonimo di successo. Capita a Bios Vincent e compagni, intercettati a Palermo nel loro giro d’Italia bare in spalla: il performer, dopo aver sforacchiato a colpi di Beretta dodici statue di Cristo, le ha inchiodate in altrettante piccole casse di legno, inscenando ideali funerali del diritto in luoghi simbolo delle più scottanti tragedie italiane. La stazione di Bologna, Scampia; il punto dove, a Torino, è stata eseguita l’ultima condanna a morte. Fila tutto liscio, nello stupore dei passanti e nei momentanei cortocircuiti del tran tran quotidiano che si verificano qua e là; fila tutto liscio fino a quando non si arriva a Palermo. Piazzare sei bare sotto l’albero che ricorda il sacrificio di Giovanni Falcone e della sua scorta è atto di eccezionale forza espressiva; pure troppo: considerato che tra i messaggi in codice usati dalla mafia esiste – ed è certo tra i più didascalici e meno fraintendibili – proprio la posa di una cassa da morto sotto casa del personaggio da indurre a più miti consigli. E così scattano gli accertamenti, con tradotta dei performer alla più vicina stazione di Polizia e conseguente schedatura da parte della DIGOS.
Nessun problema a Milano, idem a Napoli; fugaci controlli in strada e garbate richieste di spiegazione a Bologna: ora, a Palermo, il blocco dell’azione. Che si riverbera alle tappe successive del progetto di Bios Vincent: più che un consiglio suona come un ordine l’invito a bypassare la tappa che prevedeva la posa delle casse davanti ai cancelli dell’ILVA di Taranto, nel timore di possibili azioni legali da parte della proprietà dell’azienda. Poco male, ad accogliere il passaggio pugliese del funeral tour sarà il sagrato della chiesa intitolata a Gesù Divino Lavoratore: nel quartiere dove è maggiore l’incidenza di decessi dovuti a malattie ricollegate all’attività dell’ILVA.
La marcia, insomma, non si ferma. E chissà cosa accadrà quando sarà a Roma, nei pressi dei palazzi del governo.
– Francesco Sala
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