Ai primi posti per visitatori in carne ed ossa, agli ultimi per apprezzamenti “virtuali”: i musei italiani arrancano nelle statistiche con cui Museum Analytics misura i like su Facebook. Si salva solo il Maxxi, ma è 74esimo…
Giovane, moderno, spigliato; affacciato sulla rete, sempre connesso con il mondo. È il museo di un futuro che è già adesso: un museo che in Italia stenta a decollare. Le classifiche, è noto, lasciano il tempo che trovano, ma non stupisce dover impiegare qualche bella scrollata di mouse per scovare il primo nome italiano nella […]
Giovane, moderno, spigliato; affacciato sulla rete, sempre connesso con il mondo. È il museo di un futuro che è già adesso: un museo che in Italia stenta a decollare. Le classifiche, è noto, lasciano il tempo che trovano, ma non stupisce dover impiegare qualche bella scrollata di mouse per scovare il primo nome italiano nella lista che Museums Analytics stila sulla presenza on-line delle principali collezioni pubbliche e private al mondo. Valutando il traffico dei rispettivi siti web, monitorando soprattutto la vitalità dei vari profili sui social network: ed è nella proprio speciale graduatoria che passa in rassegna i like su Facebook che il Maxxi vive il suo momento di gloria. Lo spazio romano è, tra i musei italiani, quello che sul popolare social network raccoglie il maggior numero di pollici su: esattamente 55.942, un bottino che vale però un ben poco onorevole 74esimo posto al mondo. Meglio del Mart, che con poco più di 45mila è 98esimo e della Triennale di Milano, che occupa l’ultimo gradino della top 100 con 44mila fan. E gli Uffizi? Il museo più visitato d’Italia, diciassettesimo al mondo, supera a stento quota 25mila. Facendo meno di istituzioni ammirevoli ma dallo scarso peso specifico come il museo della ferrovia di York. E facendo meno anche di Artribune, se ci permettete di allargare i termini del paragone.
La fonte è autorevole e fidata: Museum Analytics, piattaforma web creata dal collettivo tedesco INTK, rielabora i dati statistici raccolti a livello globale dal Walker Art Center di Minneapolis, che da tempo ha avviato un sistema di censimento delle attività di promozione e comunicazione dei diversi musei. E che certifica la ben nota arretratezza di un sistema Italia ancorato al più pesante conservatorismo: la freschezza nell’uso del web non è altrove legata al tipo di collezione; in Italia evidentemente sì. Se è vero che a sfruttare le interfacce digitali sono, più degli altri, musei di arte contemporanea o design: roba giovane, insomma; quando ai vertici della classifica mondiale si trova sì il MoMA, accompagnato però da Louvre e Metropolitan. Ma anche dal Museo dell’Acropoli di Atene, certo non un ambito di visionaria sperimentazione ultra-tecnologica.
Il confine si colloca, allora, sul terreno delle scelte strategiche; della capacità di saper leggere il presente e adeguarsi. Come ha fatto il rinnovato Rijksmuseum: il post con cui saluta, sul proprio profilo ufficiale, la sua completa riapertura ha raccolto oltre 11mila feedback tra commenti e like, risultando il contenuto Facebook da parte di un museo più cliccato della passata settimana.
– Francesco Sala
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