Christie’s? In Cina balla da sola. Tramonta l’ostracismo per le case d’asta occidentali sul suolo continentale: in autunno la prima vendita
Cade un nuovo tabù: a partire dal prossimo autunno Christie’s inizierà a condurre autonomamente le sue aste nel continente cinese, diventando così la prima casa d’aste a operare con il proprio marchio in questo territorio finora proibito per le firme internazionali. Si tratta di una licenza della durata di 30 anni, che abilita la casa […]
Cade un nuovo tabù: a partire dal prossimo autunno Christie’s inizierà a condurre autonomamente le sue aste nel continente cinese, diventando così la prima casa d’aste a operare con il proprio marchio in questo territorio finora proibito per le firme internazionali. Si tratta di una licenza della durata di 30 anni, che abilita la casa a organizzare vendite in qualsiasi città della Cina, con la clausola di non vendere oggetti e opere che fanno parte del patrimonio culturale cinese, ovvero solamente arte contemporanea a partire dal 1949, gioielli, vini, e opere d’arte moderna straniera.
Si chiude così la collaborazione con la casa d’aste di Pechino Forever, partner dal 2005, con l’ultima asta in calendario a maggio. Anche Sotheby’s ha trovato l’anno scorso il suo partner cinese, Beijing GeHua Art Co, di proprietà statale, con cui ha officiato la prima asta a settembre, con un’opera sola in catalogo. Christie’s fu anche la prima ad aprire un proprio ufficio di rappresentanza a Shanghai nel 1994, mentre sbarcò ad Hong Kong nel 1986.
“ll mercato dell’arte continua a crescere ad un ritmo vertiginoso a causa del crescente interesse per l’arte in particolare in Asia e in Cina, ora Christie’s sarà in grado di entrare in contatto con i collezionisti di Shanghai nello stesso modo in cui lo facciamo a Londra, Parigi , New York e Hong Kong” ha dichiarato il CEO Steven Murphy.
– Martina Gambillara
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