E poi i falliti sono loro! Grecia e Cipro battono l’Italia quando si tratta di investimenti in cultura: il Belpaese brucia in spesa pubblica quasi la metà del PIL, ma spende nel settore in cui dovrebbe essere leader solo l’1,1%. La metà della media europea
Per far fruttare un intero comparto dovrai pure investirci qualcosa: se non lo fai con quale coraggio puoi bocciarlo come improduttivo? Morale della favola: se con la cultura vuoi mangiare qualcosa devi spendere, e l’Italia questo non lo fa. La scoperta dell’acqua calda trova il tragico conforto dei numeri, con la fresca diffusione dei dati […]
Per far fruttare un intero comparto dovrai pure investirci qualcosa: se non lo fai con quale coraggio puoi bocciarlo come improduttivo? Morale della favola: se con la cultura vuoi mangiare qualcosa devi spendere, e l’Italia questo non lo fa. La scoperta dell’acqua calda trova il tragico conforto dei numeri, con la fresca diffusione dei dati Eurostat sulla spesa pubblica dell’Unione allargata – quella a 27 Stati, tanto per capirci: responso non aggiornatissimo visto che si riferisce al 2011, ma sufficiente a dare un’idea degli orientamenti dei diversi Paesi. E a chiarire dove se ne va quel 49,1% del prodotto interno lordo fagocitato ogni anno dalla voracità della macchina pubblica.
Italia ultima per investimenti in cultura. E non si tratta di un’iperbole che enfatizza l’essere ai piani bassi della graduatoria: significa essere ultimi. Nessuno peggio di noi. Non la Slovacchia, non Malta e nemmeno Cipro o la Grecia. L’Italia: che mette a bilancio per la cultura solo l’1,1% del PIL, a fronte di una media europea assestata sul 2,2%. Non tantissimo, in fin dei conti: ma esattamente il doppio rispetto a quanto si faccia da noi. Non va meglio quando si tocca l’argomento istruzione, mattone fondamentale per costruire la casa della cultura: qui la maglia nera viene evitata per un soffio, ma l’8,5% di spesa rispetto a una media prossima all’11 non fa ben sperare. Anche perché, allegria, peggio di noi fa solo la Grecia.
Su altre voci, al contrario, superiamo gli standard europei: ma anche in questo caso non c’è da andarne fieri. Il 17,3% di quanto produciamo se ne va in “servizi pubblici generali”, capitolo che contempla anche i famigerati interessi sul debito. La media dell’Unione allargata si aggira sul 13,5%, la Grecia fallita sfonda il 24%. Come a dire: siamo quasi a metà strada. Metà strada verso il baratro.
– Francesco Sala
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