Milano Updates: dalla vagina gigante di Erik Ravelo agli spogliarelli di Petra Cortright, fotogallery a luci rosse dagli stand di MiArt. Dove non mancano gli espliciti richiami al sesso, tra naif e porno soft
Opere da bollino rosso: e non perché siano già state vendute. Un conto è il nudo accademico, l’innocente poesia di un corpo spogliato dalle pesantezze carnali e consegnato a più lievi armonie; altro paio di maniche, invece, è l’erotismo puro. Più o meno spinto, tanto o poco lascivo: ma sempre di sesso si parla; e […]
Opere da bollino rosso: e non perché siano già state vendute. Un conto è il nudo accademico, l’innocente poesia di un corpo spogliato dalle pesantezze carnali e consegnato a più lievi armonie; altro paio di maniche, invece, è l’erotismo puro. Più o meno spinto, tanto o poco lascivo: ma sempre di sesso si parla; e a MiArt se proprio non abbondano certo nemmeno mancano opere che si prestano a imbarazzati rossori. Atmosfera da boudoir per lo stand del Club Midnight – e il nome è già tutto un programma – di Elda Oreto: dietro la tenda di panno nero ecco il divertito immaginario erotico di Petra Cortright, con i video della serie Vicky Deep In Spring Valley. Ambientazione disneyana per spogliarelli soft, di quelli da pubblicità per chat erotiche: un cortocircuito pop che reimposta i termini dell’innocenza. Dalla tv al calendario osé il passo è breve: si muove tra officine e cabine da camionista Monica Bonvicini, che raccoglie per Massimo Minini un catalogo di scatti scollacciati.
Andiamo sull’esplicito: sesso anale tra conigli per Sean Landers allo Studio Guenzani; autoritarie divinità androgine per Dorothy Iannone al berlinese Peres Project. Un’orgia in forma di trittico la Three Part Invention di Allen Jones da Lorenzelli; mentre Ca’ di Fra scende nel vortice delle perversioni di Witkin e Araki. Puro voyeurismo quello di Miroslav Tichy, da Guido Costa: le sue foto e gli schizzi sbirciano tra spacchi e accavallamenti, bikini e biancheria assortita; guarda sotto la gonna, da Frittelli, anche Susana Serpas Soriano; vedo e non vedo per Goshka Macuga: la bionda e la mora nello stand di Andrew Kreps non sono veline ma performer, guantate in una tutina color carne con tanto di capezzoli dipinti di rosa.
L’origine du monde se ne sta comodamente al Musée d’Orsay: a celebrare degnamente il sesso femminile è allora la didascalica Madreterra di Erik Ravelo per Flora Bigai, spropositata vagina realizzata in terra.
– Francesco Sala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati