Nato sotto il segno di Saturno. Marco Morici esplora su Skype l’enigma malinconico. Una performance immateriale, fatta di confessioni notturne. Basta chiamare e mettersi a nudo, malinconicamente…

Se ne sta là, accovacciato, la testa mollemente adagiata sulla mano, lo sguardo impaziente, a contrasto con la quiete della posa. Immobile nel corpo ma con gli occhi vigili, puntati sul vuoto. L’angelo malinconico cerca qualcosa e non si desta. Sveglio sì, ma inerte. E a rafforzare questo senso di stasi, di impossibilità al movimento, […]

Se ne sta là, accovacciato, la testa mollemente adagiata sulla mano, lo sguardo impaziente, a contrasto con la quiete della posa. Immobile nel corpo ma con gli occhi vigili, puntati sul vuoto. L’angelo malinconico cerca qualcosa e non si desta. Sveglio sì, ma inerte. E a rafforzare questo senso di stasi, di impossibilità al movimento, c’è quella pletora di oggetti giunti dal mondo dell’alchimia, della geometria, dell’astrologia e della matematica: strumenti di misurazione del tempo e dello spazio, simboli arcaici, canali di contatto tra la terra e il cielo, tra l’iperuranio e il mondo delle cose.
In questa parentesi, che unisce e separa il disegno delle stelle e la materia bruta dei corpi, resta sospesa la creatura saturnina, tramuta da Albrecht Dϋrer in icona senza tempo. Per alcuni l’immagine della caduta, dell’inazione, dell’umore pesante che pietrifica il gesto, del conflitto romantico con i propri limiti; per altri l’essenza dell’energia potenziale, la contemplazione che conduce all’intuizione e, quindi, alla creazione; per altri ancora l’emblema di un’eterna dialettica tra pensiero e materia, tra apollineo e dionisiaco, tra potenze oscure dell’esistenza e impulso alla costruzione.

Albrecht Dürer, Melancholia, 1514

Albrecht Dürer, Melancholia, 1514

Innumerevoli artisti, filosofi, studiosi, scrittori hanno trovato nella Melancholia alata di Dϋrer una fonte di ispirazione. Tra gli ultimi anche Marco Morici, giovane talento della romana C02 gallery, che sul tema del malinconico sta imbastendo una personale ricerca. Il nuovo lavoro che Morici dedica all’enigma melanconico è una performance interattiva formulata nel solco del nostro quotidiano tecnologico. Tutto avviene sul web, tramite Skype. E chiunque può diventare performer, per qualche minuto. Mercoledì 3 aprile, tra le ore 23.50 e fino all’una del giovedì, sarà possibile chiamare il contatto Malinconia#13, prenotandosi all’indirizzo email [email protected] e indicando l’orario della telefonata. Ogni settimana, per un periodo di due mesi, quell’ora quasi esatta sarà lo spazio in cui raccontare la propria idea di malinconia: a voce oppure inviando immagini, file audio, testi. Il materiale sarà archiviato dall’artista, per confluire in poi in un’opera collettiva fruibile e scaricabile dal sito Bcomeblog.com.
E se, come scriveva Calvino, “la malinconia è la tristezza diventata leggera”, di questa leggerezza si nutre l’avventura di Marco Morici. Un progetto immateriale, fatto di voci, di distanze, di narrazioni al buio. Un piccolo confessionale, nicchia temporanea in cui affidare a una forma possibile uno stato dell’anima. Che sia paralisi, che sia input fecondo, che sia languida contemplazione o volontà di fare, superando gli ostacoli dell’anima. Un segnale verde nella notte e una storia che comincia, sottovoce.

– Helga Marsala

Marco Morici, Malinconia#13
a cura di Lorenza Lorenzon
www.co2gallery.com

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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