Quando il gallerista non serve: inaugura a Londra The Other Art Fair, con novanta artisti senza esclusiva che presentano in prima persona i propri lavori. Tre gli italiani selezionati, a cui si aggiunge l’artista del tatuaggio Mo Coppoletta
Al sua battesimo, nel 2011, si sono presentate nello spazio di un week-end oltre quattromila persone. L’anno successivo ha raddoppiato l’appuntamento, affiancando alla sessione autunnale quella primaverile. E sono arrivati in più di settemila. Si rinnova dal 25 al 28 aprile l’appuntamento londinese con The Other Art Fair, da leggere a seconda dei punti di […]
Al sua battesimo, nel 2011, si sono presentate nello spazio di un week-end oltre quattromila persone. L’anno successivo ha raddoppiato l’appuntamento, affiancando alla sessione autunnale quella primaverile. E sono arrivati in più di settemila. Si rinnova dal 25 al 28 aprile l’appuntamento londinese con The Other Art Fair, da leggere a seconda dei punti di vista come fiera “fai da te” o a kilometro zero. La catena del mercato dell’arte perde un anello, altrove considerato invece fondamentale: quello della galleria. Perché in fiera ci va l’artista nudo e crudo, presentando in prima persona il proprio lavoro; senza l’etichetta dello spazio commerciale e l’intermediazione del mercante. Una vetrina allo stato puro, con l’artista che diventa curatore e promoter di se stesso, giocando in prima persona tutte le proprie carte. Sono novanta i nomi selezionati da un comitato scientifico composto dall’artista anglo-nigeriano Yinka Shonibare, dalla firma di ArtReview Laura McLean-Ferris e da Mila Askarova, responsabile del padiglione azero all’ultima Biennale di Venezia; a loro il compito di decidere chi è degno di occupare gli oltre quattromila metri quadri dell’Ambika P3, lo spazio a un passo da Regent’s Park che per tradizione accoglie la Sunday Fair. L’obiettivo è quello di sondare il terreno della scena inglese, setacciando il sottobosco a caccia di possibili eccellenze non ancora entrate nel radar della galleria di turno: un’azione di scouting del made in UK che coinvolge, naturalmente, britannici di nascita e di adozione. Immancabile, allora, una piccola ma agguerrita truppa italiana.
Percorso articolato quello della faentina Margherita Isola (classe 1977), che viene dalla danza e si è formata nel campo della grafica all’ERG di Bruxelles, trovando output diversi per una ricerca che si basa sull’analisi del corpo e della fisicità; cittadina del mondo è anche Barbara Nati, nata a Roma nell’80 e già assistente nello studio newyorchese dell’iperrealista Anthony Brunelli: nel suo mirino c’è la manipolazione digitale dell’immagine, con la costruzione di tortuosi paesaggi impossibili. Infine il napoletano Alberto Fusco con i sui assemblage in carta, complessi caleidoscopi che strizzano un occhio al design. Si respira un po’ di Italia anche tra gli eventi collaterali che arricchiscono la fiera: presenta quattro nuovi bozzetti Mo Coppoletta, artista del tatuaggio che a Londra si è fatto un nome di tutto rispetto.
– Francesco Sala
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