Resuscitando Szeemann. A Venezia la Fondazione Prada attiva la macchina del tempo: dalla Kunsthalle di Berna del 1969 a Cà Corner della Regina, nel 2013. When Attitudes Become Form
Uno sguardo all’indietro, per nuove ipotesi di futuro. Germano Celant apre un dialogo con Thomas Demand e Rem Koolhaas e inaugura un viaggio nel tempo: operazione nostalgia, con finalità di riflessione e indagine critica. In un momento storico di grave impasse economico, politico e culturale, la Fondazione Prada, nei suoi straordinari spazi veneziani di Ca’ […]
Uno sguardo all’indietro, per nuove ipotesi di futuro. Germano Celant apre un dialogo con Thomas Demand e Rem Koolhaas e inaugura un viaggio nel tempo: operazione nostalgia, con finalità di riflessione e indagine critica. In un momento storico di grave impasse economico, politico e culturale, la Fondazione Prada, nei suoi straordinari spazi veneziani di Ca’ Corner della Regina, lancia un input: e se la chiave di un cambiamento, se la prospettiva di una visione nuova, se l’audacia necessaria per operare uno spostamento le si trovassero nel passato? Orizzonte rovesciato che sorge dietro le spalle ma punta, prima o poi, a un balzo in avanti. Illusione o intuizione? Resa o provocazione?
Così rinasce, dopo 44 anni, in un luogo del tutto differente e in un tempo radicalmente distante, una mostra che fece epoca: “Live in Your Head. When Attitudes Become Form” fu una mostra ideata da Harald Szeemann alla Kunsthalle di Berna nel 1969; una mostra che fece discutere per l’approccio curatoriale innovativo, che concepiva la stessa dimensione espositiva come una pratica linguistica.
La sfida odierna è allora quella di iproporre quel momento di grazia, che vide insieme un grande curatore e alcuni tra i più significativi artisti del secondo ‘900, da Carl Andre a Joseph Beuys, da Alighiero Boetti a Walter De Maria, da Jannis Kounellis a Sol LeWitt, da Mario Merz a Bruce Nauman, da Claes Oldenburg a Robert Ryman. Perché? Probabilmente per misurarsi con una serie di interrogativi: quanto è rimasto di quella stagione? Come è cresciuto, maturato, tramontato, cambiato nei decenni quel processo creativo messo in atto come sfida intellettuale? Cosa recuperare di quell’esperienza, come rileggerla e come resuscitarla? Quali possibili relazioni possono instaurarsi tra passato e presente, tra memoria storica e militanza critica? E quali connessioni silenziose esistono tra restaurazioni e rivoluzioni?
“When Attitudes Become Form: Bern 1969/Venice 2013” opta così per una riproposizione letterale, mantenendo le originarie connessioni – visuali e formali – tra le opere: il progetto viene così catapultato idealmente e fedelmente, con un passaggio in scala 1:1, dalle pareti bianche e minimali della Kunsthalle ai saloni affrescati dell’antico palazzo veneziano. Senza passare da mediazioni o alterazioni lo spettatore compirà un salto nel passato, vivendo però la straniante sovrapposizione tra due spazi diversissimi. In mostra le opere originali esposte a Berna, alcune provenienti da collezioni private e musei internazionali, oltre a una serie di fotografie, video, libri, lettere, oggetti e materiali originali relativi alla mostra del ‘69. Il tutto reso possibile grazie a minuzioso lavoro di collaborazione con gli artisti, gli eredi e le rispettive fondazioni, oltre che con Glenn Phillips, curatore del Getty Research Institute di Los Angeles, che ospita l’archivio e la biblioteca di Szeemann.
Per vivere questo cortocircuito, provando a intavolare un ragionamento e tirando le somme dell’inedito esperimento, non c’è che da attendere ancora due mesi. Inaugurazione prevista, naturalmente, per il 1 giugno, in concomitanza con il big opening della 55° Biennale d’Arte di Venezia.
– Helga Marsala
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