Salone Updates: Lambretto ospita la Design Academy di Eindhoven. Giovani diplomati svelano il lato partecipativo del design. Manualità e tecnica, al servizio della creatività
Di recente il New York Times l’ha definita la migliore scuola di design al mondo. Da Wanders a Baas, da Nacio Carbonel a Hella Jongerius, i designer contemporanei più visionari hanno sperimentato il loro talento proprio tra i laboratori della Design Academy di Eindhoven, nel famoso palazzo industriale della Dama Bianca (De Witte Dame), un […]
Di recente il New York Times l’ha definita la migliore scuola di design al mondo. Da Wanders a Baas, da Nacio Carbonel a Hella Jongerius, i designer contemporanei più visionari hanno sperimentato il loro talento proprio tra i laboratori della Design Academy di Eindhoven, nel famoso palazzo industriale della Dama Bianca (De Witte Dame), un complesso non distante dal centro della piccola cittadina olandese.
Con queste premesse il Salone del Mobile ha dato il benvenuto all’Accademia olandese nel distretto di via Ventura, al LAP (Lambretto Art Project), allestendo i progetti di una sessantina di giovani diplomati, quest’anno per la prima volta in zona Lambrate. Il percorso, curato da Miriam Van Der Lubbe, dal titolo Linking process, interseca cinque tematiche estetiche a cinque fasi produttive, dando vita a oggetti fittili, accessori, suppellettili e arredi. Le sezioni dedicate a Moving images, Printed media, Trial&error, Machines e Products presentano linee e materiali come risultati di un effetto invisibile, capace di portare impresso – e dunque di rivelare costantemente – le proprie modalità creative.
I progetti, lievemente rialzati rispetto al suolo, grazie all’uso di pedane nere, formano un percorso ordinatissimo, seppure fitto e altamente eterogeneo. Illuminazione e allestimento efficaci, con aree ben segnalate che agevolano l’intrinseca capacità degli oggetti di raccontare la propria storia e la propria genesi creativa; ma, di contro, la complessità e la densità dei prototipi rende difficile districarsi tra i molti designer e le singole, numerosissime intuizioni.
Il vero punto di forza resta la varietà del panorama internazionale proposto. Dalle ceramiche di Daniel Costa agli Exploded rituals di Ricardo Carneiro, passando per l’esemplare tecnica di assemblaggio metallico di Tuomas Tolvanen, chiamata Engineering temporality, lo spazio di via Arrighi ha regalato ai visitatori in cerca di un design senza logo tante isole di speculazione tecnica, tra forma e materia.
– Ginevra Bria
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