Tutti a casa! Incluso Beppe Grillo. Che resta fuori dal Salone del Libro di Torino. Ospite non gradito, per il direttore Ernesto Ferrero. Che i “tenutari di sette” proprio non li manda giù…

Tempi duri per Beppe Grillo. L’ex comico, ormai leader politico tra i più chiacchierati, amati, odiati del Paese, sconta il brivido del successo con il peso delle responsabilità governative e la durezza del giudizio post elettorale: quello dei cittadini e quello dei media. Occhi e telecamere puntati sui deputati a cinque stelle – che in […]

Tempi duri per Beppe Grillo. L’ex comico, ormai leader politico tra i più chiacchierati, amati, odiati del Paese, sconta il brivido del successo con il peso delle responsabilità governative e la durezza del giudizio post elettorale: quello dei cittadini e quello dei media. Occhi e telecamere puntati sui deputati a cinque stelle – che in quanto a gaffe e passi falsi si sono messi di impegno – mentre la Nazione tripartita s’è avvitata intorno al rebus dell’ago della bilancia: Grillo si allea o non si allea? Il governo si fa o non si fa? I grillini colpevoli del Napolitano bis o unici battitori liberi? Un macello. A cui si aggiunge la disfatta del Friuli Venezia Giulia, con il candidato grillino clamorosamente stracciato dai rivali di Pd e Pdl, e l’odierna, allarmante pubblicazione di centinaia di email private di parlamentari del M5S, intercettate da misteriosi hacker e condivise sul web con tanto di cinico slogan:”Chi di trasparenza ferisce di trasparenza perisce“.
Intanto, mentre la casta si ricompatta nel nome delle larghe intese e di un triste replay in salsa montiana, lui si accomoda con progressivo gusto per la radicalità tra le file dell’opposizione, dicendo no a tutto, sempre. Contro l’inciucio, contro il governo di sinistra, contro il governo di destra, contro il Presidente della Repubblica, contro l’esistenza stessa della politica (tranne la sua). “Tutti a casa” è il mantra pentastellato per eccellenza. E a casa, invece, per una volta ci è rimasto lui.

Il grillo canta sempre al tramonto

Colpa di Ernesto Ferrero, direttore del Salone del Libro, ospitato al Lingotto di Torino tra il 16 e il 20 maggio 2013. Ferrero, di fronte alla voce di una possibile presenza dell’ex comico genovese all’evento, non ha resistito. “Il Salone del Libro non ha mai ospitato, né mai ospiterà, comizi di pifferai magici, burattinai digitali e tenutari di sette”. Parole al vetriolo  quelle del direttore. Che spiega, poi, il motivo dei falsi rumors: qualche contatto con Grillo c’era stato, in merito alla presentazione del suo libro Il Grillo canta sempre al tramonto, scritto a sei mani con Dario Fo e Gianroberto Casaleggio. Ma la cosa era subito naufragata.
Il giudizio di Ferrero non conosce mezzi termini: la tensione politica del momento, evidentemente, sacrifica anche diplomazia e bon ton. A rimediare ci hanno pensato il presidente del Salone, Rolando Picchioni, e l’assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Michele Coppola. “Chiunque si affacci al nostro Salone – ha affermato il primo – è il benvenuto, purché la sua presenza sia in linea con lo spirito della manifestazione. La porta è aperta anche a Beppe Grillo, come a chiunque voglia intervenire per confrontarsi seriamente sui problemi dell’Italia”. Mentre per l’assessoreIl Salone del Libro è una casa che appartiene a tutti”.

Ernesto Ferrero

Ernesto Ferrero

Gaffe rimediata? Mah. Visto che per il secondo anno di fila lo scontro Grillo-Ferrero balza sulle cronache, la sensazione è che il Beppe nazionale non ci ritenterà una terza volta. E il povero Dario Fo, coautore, intanto osserva da lontano, pagando la sua militanza a cinque stelle con questa piccola epurazione culturale, ma anche con i risultati delle super sbeffeggiate Quirinarie: solo 941 voti per il Premio Nobel, contro i 5.796 di Milena Gabanelli, i  4.938 di Gino Strada e i 4.677 di Stefano Rodotà. Cifre miserrime nel complesso, con quei 25.518 votanti che la rete, in queste ore, ha preso in giro con ironia compulsiva. E il più tagliente resta lui, Roberto D’Agostino, uno degli illustri delusi di cui sopra: “Più che Quirinarie… le chiamerei Urinarie”. Quando dici la democrazia liquida!

–      Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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