Una nuova non-galleria a Napoli. Un po’ atelier, un po’ vetrina, Essearte mette al centro l’artista e l’opera. Con un solo slogan: non per soldi ma per amore
Uno spazio in cui progettazione, produzione e vendita si incontrano, pensato come una vetrina-atelier per artisti e artigiani, chiamati a lavorare insieme in un’atmosfera accogliente ed armonica. Essearte nasce nel cuore del centro storico di Napoli, all’interno dello straordinario palazzo del Real Monte Manso di Scala, sede di un’antica istituzione benefica, sorta nel 1608 per […]
Uno spazio in cui progettazione, produzione e vendita si incontrano, pensato come una vetrina-atelier per artisti e artigiani, chiamati a lavorare insieme in un’atmosfera accogliente ed armonica. Essearte nasce nel cuore del centro storico di Napoli, all’interno dello straordinario palazzo del Real Monte Manso di Scala, sede di un’antica istituzione benefica, sorta nel 1608 per volere del Marchese di Villa, Giovan Battista Manso di Scala, oggi tramutata nell’omonima Fondazione, che gestisce e tutela il complesso architettonico.
L’iniziativa è dei fratelli Salvatore, Raffaele, Emanuele Scuotto, essi stessi artisti, con una ricerca rivolta alla tradizione popolare partenopea e alla manualità. Ventotto i nomi invitati per l’opening, provenienti da tutti i linguaggi creativi, alcuni più affermati, altri emergenti, per un evento d’apertura che vede come testimonial un napoletano doc: l’attore Lello Arena, con il suo “scaramantico rito dei tre tocchi”.”
“La nostra nuova galleria”, spiegano gli Scuotto, “privilegia l’oggettualità dell’arte, il suo rendersi fruibile grazie all’oggetto in cui si esprime”. L’opera al centro, ma anche l’artista e la poetica del “fare”, per uno spazio che sarà gestito proprio dagli artisti, scavalcando la figura tipica del gallerista. Alla base una cultura della concretezza, che svela una sottile polemica nei confronti di quell’estetica diffusa che privilegia la teoria, il concetto e il processo, a discapito dell’opera: “Lo scollamento tra l’idea e l’opera a vantaggio della prima ha prodotto fenomeni che non coincidono con l’intenzione di riportare il segno dell’artista nel tessuto dell’opera d’arte”.
Linea molto chiara, anche per ciò che riguarda l’aspetto commerciale. E di nuovo la polemica monta, nei confronti del sistema contemporaneo, in cui imperano giochi finanziari, mode e corsie preferenziali stabilite a tavolino. “Le cifre da capogiro alimentate da strategie concordate tra gallerie, musei e case d’aste“, aggiungono, “hanno finito col provocare una profonda frattura tra arte e consumatori, tale da imporre in proposito un momento di riflessione. Quanto può servire all’arte contemporanea sostenersi su compratori che acquistano opere semplicemente per investimento e speculazione?”. Posto che il collezionismo mosso da desiderio d’investimento è sempre esistito ed è naturale che così sia, la questione generale ha un suo fondamento: la promozione di una cultura dell’opera e della passione per l’oggetto, l’attenzione alle reali spinte creative e alle culture locali, si traducono in uno stimolo per il talento delle generazioni nuove e medie? E quanto è forte, di contro, il rischio di provincialismo e di chiusura rispetto alla scena internazionale? Per Essearte la sfida inizia adesso. Da giocare e verificare sul campo.
– Helga Marsala
20 aprile 2013, ore 18
Galleria ESSEARTE, via Nilo 34, Napoli
[email protected]
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