Arte in ufficio: cinquanta opere della ricca collezione Deutsche Bank prendono possesso dei nuovi spazi milanesi dell’istituto di credito. Ghirri e Höfer tra corridoi e sale riunioni, non ci sono caveau in via Turati: tutto è a portata di impiegato
A concentrarle tutte insieme si avrebbe, probabilmente, uno tra i musei d’arte contemporanea più ricchi al mondo. Sono oltre 55mila le opere che la Deutsche Bank, a partire dagli Anni Sessanta, ha raccolto – o meglio: diffuso – nelle sue oltre 900 sedi sparse per il globo: al grido che sì, quello in arte è […]
A concentrarle tutte insieme si avrebbe, probabilmente, uno tra i musei d’arte contemporanea più ricchi al mondo. Sono oltre 55mila le opere che la Deutsche Bank, a partire dagli Anni Sessanta, ha raccolto – o meglio: diffuso – nelle sue oltre 900 sedi sparse per il globo: al grido che sì, quello in arte è un tipo di investimento da coltivare con attenzione, ma anche che non è più tempo per il taylorismo e provvedere a creare un ambiente di lavoro gradevole contribuisce a vivere – e produrre – meglio. Ne sanno qualcosa a Milano. Niente caveau nella sede centrale alla Bicocca, e nemmeno in quella, fresca di restyling, di via Turati: i quattrocento pezzi del ramo italiano della collezione trovano posto tra uffici, sale riunioni e corridoi. Alla portata di chiunque bazzichi in zona, dal dirigente alla segretaria e presto, pare, anche a beneficio del curioso che non porta il colletto bianco: tra gli obbiettivi c’è infatti l’adesione alle giornate promosse dall’ABI, che una volta l’anno svelano i tesori custoditi dai diversi istituti di credito.
Non trattandosi di uno spazio espositivo tradizionale non è lecito parlare di vernissage: passeggiata informale per i cinque piani che la banca occupa dallo scorso autunno nel Serenissima, palazzo ex Campari alzato negli Anni Sessanta da Ermenegildo ed Eugenio Soncini; a raccontare la filosofia della collezione Friedhelm Huette, responsabile globale di Deutsche Bank Art.
Una cinquantina i pezzi portati in centro dalla Bicocca: soprattutto fotografia – immancabile Luigi Ghirri, ma anche Candida Höfer e Adrian Paci – e grafica, con disegni e multipli dei vari Mimmo Paladino, Jannis Kounellis, Rudolf Stingel e Georg Baselitz. Il radar sonda il panorama in lungo e in largo, indugiando con particolare interesse su giovani e mid-career: si passa senza soluzione di continuità da Luigi Presicce a Paola Pivi, da Silvia Hell ai vari Matteo Bergamasco, Simone Berti e Danilo Buccella.
– Francesco Sala
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