Biennale Updates: i soldi non sono tutto. Stefanos Tsivopoulos al Padiglione Grecia prende di petto la crisi finanziaria: ecco le immagini
La crisi incalza, tanto che un giornalista alla conferenza stampa di Baratta e Gioni ha chiesto candidamente se per un Paese in crisi come l’Italia sia giusto spendere denari per la Biennale. I padiglioni della crisi sono sotto tiro. Le cronache riportano che la Spagna è stata contestata e così potrebbe essere stato per la […]
La crisi incalza, tanto che un giornalista alla conferenza stampa di Baratta e Gioni ha chiesto candidamente se per un Paese in crisi come l’Italia sia giusto spendere denari per la Biennale. I padiglioni della crisi sono sotto tiro. Le cronache riportano che la Spagna è stata contestata e così potrebbe essere stato per la Grecia. Sul ferry boat del Portogallo, Joana Vasconcelos ha invitato critici a parlare di un’arte che ormai non si vende più, in un Paese che lo scorso anno ha finanziato e prodotto un solo film (anche il cinema soffre). Stefanos Tsivopoulos, formatosi tra la Grecia e l’Olanda, decide di non tergiversare e dedica il progetto del padiglione Greco, curato dal direttore del Centro di Arte Contemporanea di Salonicco Syrago Tsiara, al rapporto con il denaro e ai metodi alternativi di scambio adottati in tempi e luoghi disparati.
Il risultato è una narrazione illustrata su un grande pannello ligneo (e ripresa in un libro – catalogo) di alcune pratiche virtuose legate all’uso e al senso del denaro. Si va dal dollaro finto della Florida, che riporta la sentenza “In US we trust FUN”, ai roghi simbolici di finte banconote operati in Cina come gesti di sensibilizzazione e rivolta nei confronti di una civiltà mondializzata che ha messo al centro il denaro e che, in sintonia con Occupy Wall Street e altre organizzazioni di pensiero alternativo e contestatarie, l’artista greco ha deciso di raccogliere e mostrarci.
Il tutto accompagnato da una trittico filmico di grande potenza e bellezza, che narra le storie intrecciate di tre modelli sociali e antropologici, dentro un’Atene desolata, silenziosa, quasi spettrale. Un immigrato, che nella notte raccatta oggetti di ferro nei cassonetti esplorando una città ai marigni, fino a che non trova un mazzo di fiori fatto di origami di banconote da 200 e 500 euro. Un intellettuale, che filma la città diurna con il suo instancabile Ipad, fino a che non trova i ferri vecchi abbandonati dall’immigrato arricchitosi. Una collezionista ormai debole di mente che ama le sue opere, non ricorda di averle pagate e passa il tempo costruendo fiori con gli euro.
– Nicola Davide Angerame
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