Gregorio Botta ai Martedì Critici. Forme senza tempo, tra l’effimero e l’essenza. Al Chiostro del Bramante di Roma un incontro nel segno della poesia, cercando parole lievi come l’aria

“Aspiro a qualcosa che c’era e ci sarà”. Esplorazioni, in mezzo a un tempo non cronologico. Quello di un’arte che resta oltre la consunzione o il pretesto. Arte dell’origine, là dove l’origine è perduta; e della fine, quando la fine è sempre rimandata. Gregorio Botta, nato a Napoli nel 1953, romano d’adozione, è uno di quegli artisti […]

Aspiro a qualcosa che c’era e ci sarà”. Esplorazioni, in mezzo a un tempo non cronologico. Quello di un’arte che resta oltre la consunzione o il pretesto. Arte dell’origine, là dove l’origine è perduta; e della fine, quando la fine è sempre rimandata. Gregorio Botta, nato a Napoli nel 1953, romano d’adozione, è uno di quegli artisti che si dilettano con l’esercizio della verità e con l’utopia dell’essenza. Eppure, i materiali utilizzati sono tutto fuorché eterni, solidi: fin troppo sensibili alle variazioni dell’aria e dei giorni, le sue sono opere fatte di vetro, di lino, di cera, di fuoco, di luce, di resina o fumo, d’acqua e di scrittura. Lievi, provvisorie. Ma ridotte all’osso: l’esplorazione del reale si concretizza nella ricerca di un nocciolo concettuale e organico, quell’idea che sta dietro l’evolversi della forma. “Pratico un’arte del togliere, del poco, del meno, sperando di arrivare a un’arte del niente”: ancora parole sue, che in questo elogio del minimale e del dimesso dichiarano una vocazione lirica e meditativa, tra pause, traiettorie silenziose, movimenti puri.
Gregorio Botta è ospite dei Martedì Critici, martedì 7 maggio, introdotto da Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti. Un dialogo a tre, per raccontare la natura di un linguaggio che prova a “cogliere la forma nel suo apparire e nel suo andarsene“. Ovvero: inseguire l’essenza invisibile delle cose, magari sul filo di parole poetiche, come quelle di Emily Dickinson, tra le figure che più hanno ispirato l’artista: “Trovare è il primo atto/Il secondo, perdere“. Versi vecchi oltre 150 anni, incisi sulla cera e destinati a sciogliersi, a evaporare. Ricordando che “l’aria non ha dimora”.

– Helga Marsala

7 maggio 2013, ore 20
Chiostro del Bramante – Via Arco della Pace, 5 Roma
[email protected]
www.imartedicritici.com

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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