Mi manda David LaChapelle: mentore importante per la prima mostra di Courtney Love in un museo americano. L’esordio della vedova Cobain al Lyman Allyn, nel Connecticut, con una serie di ritratti in puro stile grunge
Tale figlia, tale madre. Ad uscire per prima allo scoperto era stata, nel 2010, Frances Bean Cobain, nome impegnativo e cognome più che pesante: non aveva nemmeno vent’anni l’orfana del leader dei Nirvana quando ha piazzato in un paio di collettive le sue prime prove d’artista, solo in un primo tempo coperte da un saggio […]
Tale figlia, tale madre. Ad uscire per prima allo scoperto era stata, nel 2010, Frances Bean Cobain, nome impegnativo e cognome più che pesante: non aveva nemmeno vent’anni l’orfana del leader dei Nirvana quando ha piazzato in un paio di collettive le sue prime prove d’artista, solo in un primo tempo coperte da un saggio pseudonimo. Grafiche nerissime e incisive, quasi espressioniste, ché se cresci in certi ambienti non devia vere troppa voglia di disegnare angioletti e fiorellini. In attesa che arrivi l’annunciata – via Twitter – prima personale della rampolla ci si consola con l’esordio in grande stile di mamma: perché anche Courtney Love, per molti la Yoko Ono del grunge, si diletta da tempo con pastelli e acquerelli. Prova ne è il suo primo show in un museo americano: non sarà il MoMA, ma il Lyman Allyn Art Museum di New London, Connecticut, è comunque meglio dell’anonima galleria sotto casa. Pubblico stile MTV Music Awards per il vernissage di una mostra che riceve un assist decisamente importante: quello di David LaChapelle, autentico deus ex machina dell’operazione. Il rapporto tra i due risale al 2006, con la discussa foto della serie Heaven to Hell che vede la rocker posare nei panni della Vergine, piangente sul corpo di un Cristo con le fattezze inequivocabilmente prossime a quello di Cobain. Per LaChapelle è ora il momento di rendere il favore e sostenere le velleità artistiche dell’amica, prestandosi in veste di mentore: ha ispirato e incoraggiato la nuova vita artistica di Courtney Love ed ora ci finisce in mostra insieme. I ritratti effettatissimi dell’uno – che porta, ad esempio, Amanda as Andy Warhol’s Marilyn – accompagnano quelli crudi dell’altra, che si addentra in uno stile primitivo dal tratto quasi infantile, giocando con il pastiche tra parola e linguaggio visuale imparato più che alla scuola di LaChapelle a quella di Basquiat. Rabbia su carta, insomma, evasione dagli impegni discografici con le rinnovate Hole.
– Francesco Sala
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