Nasce l’organizzazione più rappresentativa al mondo per il fashion. A Milano la Camera nazionale della moda italiana nomina i nuovi vertici. Fuori D&G e Armani
Presentato a Milano il nuovo Consiglio Direttivo di Camera Nazionale della Moda, eletto dall’Assemblea dei soci il 17 aprile scorso. Dopo un lungo periodo di debolezza, in cui ai problemi di crisi si sommava una gestione della Fashion week sempre più condizionata dalle date di un calendario internazionale, la moda italiana passa al contrattacco schierando […]
Presentato a Milano il nuovo Consiglio Direttivo di Camera Nazionale della Moda, eletto dall’Assemblea dei soci il 17 aprile scorso. Dopo un lungo periodo di debolezza, in cui ai problemi di crisi si sommava una gestione della Fashion week sempre più condizionata dalle date di un calendario internazionale, la moda italiana passa al contrattacco schierando una squadra di qualità. Squadra che appare invincibile, non solo per il capoluogo lombardo ma per tutto il Paese, vista la rilevanza dei nomi in campo, per una associazione nazionale che vanta anche la presenza di marchi di proprietà straniera.
Su proposta del Presidente Mario Boselli sono stati eletti nel Comitato di Presidenza: Patrizio Bertelli di Prada, Diego Della Valle di Tod’s, Angela Missoni, Ermenegildo Zegna, Giovanna Gentile Ferragamo e Stefano Sassi per Valentino. Nel Consiglio Direttivo, divisi in Comitati con compiti ben precisi, come quello che cura il retail con la Cina per sostenere anche piccole aziende nell’esportazione, entrano: Lavinia Biagiotti, Carlo Capasa di Costume National, Patrizio di Marco per Gucci, Jacopo Etro, Massimo Ferretti di AEFFE, Marialuisa Gavazzena Trussardi, Sergio Loro Piana, Luigi Maramotti di Max Mara, Renzo Rosso, Carla Sozzani, Silvia Venturini Fendi.
Nasce così l’organizzazione più rappresentativa al mondo del Fashion, una associazione vera e propria in cui ogni membro ha lo stesso diritto di voto, che sia una grande o una piccola azienda: l’intento è quello di lavorare su nuovi temi oltre che sulla forza storica del made in Italy, creando almeno due o tre eventi di altissimo livello ogni anno. Nota dolente – come smepre – quella de budget: circa 4 milioni di euro (la metà di quello a disposizione della Fashion Week londinese), senza nessun supporto economico da parte delle Istituzioni.
“Ripartiamo dalla consapevolezza di non aver mantenuto le opportunità degli anni ‘80 e di aver vissuto sugli allori fino a che la crisi non ha colpito anche Milano; ma soprattutto lavoriamo nella massima collaborazione su nuovi temi” dice Bertelli, che aggiunge con energia: “Non ci adatteremo più alle date imposte da altri, saranno sei giorni di manifestazioni e i giovani non verranno più relegati all’ultima giornata, quando sono già partiti tutti: anche loro verranno distribuiti dall’inizio alla fine di ogni kermesse”.
Unici due grandi assenti sono Dolce e Gabbana e Giorgio Armani. Ed é proprio quest’ultimo , dopo pochi giorni dalla conferenza stampa, a spiegare la scelta di non aderire: pur essendo assolutamente in accordo con gli obiettivi del nuovo team, re Giorgio vorrebbe che marchi come Miu Miu di Prada o Valentino tornassero a sfilare in Italia e non più a Parigi.
Certo è che la Fashion Week, così come il Salone del Mobile, rappresenta per l’Italia uno dei momenti di maggiore flusso economico e di comunicazione per il settore: è chiaro che molto si gioca proprio sulla forza del calendario e dei grandi nomi. Speriamo che qui, come a Londra, si impari a prestare attenzione anche ai giovani talenti, spesso ignorati – in primis dalla stampa – perchè difficili raccontare.
– Clara Tosi Pamphili
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