Verso la Biennale: è Marc Quinn il re dell’Isola di San Giorgio. L’artista torna in Italia con le sue provocazioni poetiche, grazie a un’antologica alla Fondazione Cini. E a curarla è Germano Celant

Grande evento sull’Isola di San Giorgio Maggiore, dove la Fondazione Giorgio Cini celebra l’apertura della 55° Biennale di Venezia con una grande personale di Marc Quinn. Tra i principi degli YBAs, ex giovane bad boy della scuola britannica anni ’90 targata Saatchi, Quinn approda in Laguna con un corpus di cinquanta opere, di cui tredici […]

Grande evento sull’Isola di San Giorgio Maggiore, dove la Fondazione Giorgio Cini celebra l’apertura della 55° Biennale di Venezia con una grande personale di Marc Quinn. Tra i principi degli YBAs, ex giovane bad boy della scuola britannica anni ’90 targata Saatchi, Quinn approda in Laguna con un corpus di cinquanta opere, di cui tredici inedite: sculture, dipinti, disegni e altri oggetti d’arte, che segnano un ritorno in terra veneziana. Era il 2003 quando l’artista si presentava con The Overwhelming World of Desire alla Collezione Peggy Guggenheim, due anni dopo l’altra grande personale italiana allestita alla Fondazione Prada e curata da Germano Celant. E anche in fatto di curatela trattasi di un bis. È ancora Celant, infatti, ad affiancarlo in quella che si preannuncia come una delle più importanti esposizioni mai dedicategli. Il concept? Semplicemente un “viaggio dalle origini della vita”, per raccontare “il timore e la meraviglia nei confronti del mondo in cui viviamo”. In due parole: Marc Quinn. Che con questa antologica torna sui temi caldi della sua ricerca: il rapporto tra arte e scienza, sessualità e spiritualità, vita, morte e bellezza, esplorando gli incastri, le geometrie e le disarmonie dei corpi,  insieme ai meccanismi che regolano la consunzione e la conservazione.
Tra i momenti topici dell’antologici c’è la celebre serie Evolution, del 2005, assemblata in un nuovo, spettacolare allestimento, concepito ad hoc per l’Isola: i dieci monumentali blocchi di marmo, raffiguranti feti di varie dimensioni, sono un omaggio al mistero dell’esistenza, miracoli celesti come affiorati dalle acque della Laguna. E poi c’è la splendida Alison Lapper Pregnant, installata dal settembre 2005 a Trafalgar Square, prezioso emblema dei Giochi Paralimpici, pensato per incarnare “un nuovo modello di eroismo femminile”: il ritratto scultoreo dell’artista inglese focomelica, immortalata all’ottavo mese di gravidanza, ha in sé tutta la forza dell’amore materno, della fertilità e dello spirito vitale, oltre i codici noti e le forme.
Su Artribune, in anteprima, un po’ di foto dell’allestimento: scatti rubati, giusto per sbirciare, nell’attesa del grande opening del 29 maggio.

– Helga Marsala


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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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