Basel Updates: Baloise Art Prize divisi fra Germania e Sudafrica. Ad Art Statement vincono Jenni Tischer e Kemang Wa Lehulere, ecco le immagini
Il nuovo padiglione espositivo di Art Basel ritaglia spazi più limitati e raccolti alla sezione di Art Statements: settore interamente dedicato alle nuove reclute di artisti e gallerie, ventiquattro in totale, tredici le nuovissime. Progetti più tradizionali e meno ambiziosi, rispetto alle scorse edizioni. A vincere il Baloise Art Prize, premio dedicato a questa sezione, […]
Il nuovo padiglione espositivo di Art Basel ritaglia spazi più limitati e raccolti alla sezione di Art Statements: settore interamente dedicato alle nuove reclute di artisti e gallerie, ventiquattro in totale, tredici le nuovissime. Progetti più tradizionali e meno ambiziosi, rispetto alle scorse edizioni. A vincere il Baloise Art Prize, premio dedicato a questa sezione, due giovanissimi: Jenni Tischer (1979, Heidelberg, Germania) della galleria Krobath di Vienna, e Kemang Wa Lehulere (1984, Città del Capo, Sudafrica) della galleria sudafricana Stevenson. I due vincitori, oltre a ricevere un compenso di 30mila franchi svizzeri, vedranno le loro opere entrare a far parte delle collezioni del Kunsthalle di Amburgo e del Mumok di Vienna.
Percorsi e lavori di evidente sensibilità hanno determinato la scelta della giuria, composta da diverse figure di rilievo internazionale tra cui il Manuel Borja-Villel, direttore del Museo Reina Sofia di Madrid e Karola Kraus del Mumok di Vienna. Nella poetica di Jenni Tischer si rende esplicito – oltreché l’oggetto pittorico sezionato in tutte le sue dimensionalità – l’approccio e la gestualità tipica del femminile, fatta di pose delicate ed impercettibili ricami, allusioni più ampie alle condizioni politiche-sociali della donna. La sua installazione comprende diversi elementi, materici quanto inorganici, forme, colori, spazi e testi.
L’attesa sorpresa di Kemag Wa Lehulere, suggerisce nuovi orizzonti di sguardo, al centro del lavoro dell’artista si comprime la memoria storica e collettiva sudafricana. La reminiscenza si svela in piccole tracce processuali operate dall’artista prima e durante l’intervento ad Art Statements: diverse le azioni, dalle polaroid incorniciate – documentazione e archiviazione – ai disegni parietali (l’affermazione di una presenza), i leggii al centro divisi a terra da pagine bibliche bruciate, polveri cromatiche e piccole sculture canine in frantumi, residui del performativo. Un’atto “malobertiano” che trasferisce in piccoli gesti coreografici, i segni di una creatività famelica di testimonianza storica e culturale. Kemag Wa Lehulere interroga il pubblico sulla capacità di relazionarsi con la storia, l’immaginazione, la realtà e la finzione portando on-stage riferimenti politici e narrativi del proprio paese.
– Geraldine Zodo
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