Dal cinema alla pittura, collezionando visioni. Francesco Barilli, a tutta vista: una personale a Collecchio, inseguendo nuove immagini mentali. Tra ironia, inquetudine e spirito naïf

“Francesco non è proprio che racconti, Francesco vede. Lo scriveva anche lui qualche anno fa, in apertura del già citato catalogo Tutta una vita. Si definiva “un minorato”, che ha solo uno dei cinque sensi: la vista. Barilli, poi, non solo vede, ma fa vedere. Ha un’idea molto precisa dell’artista: l’artista è colui che fa […]

Francesco non è proprio che racconti, Francesco vede. Lo scriveva anche lui qualche anno fa, in apertura del già citato catalogo Tutta una vita. Si definiva “un minorato”, che ha solo uno dei cinque sensi: la vista. Barilli, poi, non solo vede, ma fa vedere. Ha un’idea molto precisa dell’artista: l’artista è colui che fa vedere agli altri quello che da soli non sarebbero in grado di vedere”.
A tracciare il profilo artistico e umano di Francesco Barilli (Parma, 1943), con parole d’amicizia e ammirazione, è qui Michele Guerra, ricercatore in ambito cinematografico presso l’Università degli Studi di Parma. Poi c’è Guido Conti, scrittore, che con Barilli ha sfornato diverse sceneggiature e che a lui dedica – accostandolo al concittadino Ligabue, entrambi originari di Gualtieri, in Emilia – una pagina ispirata di critica, guidata da una ravvicinata conoscenza del suo lavoro: per lui Barilli è un “visionario del Po”, ovvero “un uomo che dipinge l’interiorità, esplora la propria anima in un viaggio immaginifico tra l’onirico e il memoriale”. Visioni scaturite dal rapporto col paesaggio conosciuto, ma anche da quello con un mondo personale insondabile, animato da fantasticherie segrete, forme simboliche e oggetti qualunque divenuti amuleti magici: strumenti per tramutare l’ordinario in straordinario, la realtà in sogno.

Francesco Barilli

Francesco Barilli

E s’intitola proprio “Sogno o son desto?” l’ultima sua personale, ospitata dal Centro Culturale di Villa Soragna, nel Comune di Collecchio, in provincia di Parma. Pittore, certo, ma anche e soprattutto regista, scenografo, sceneggiatore; in una parola narratore, tra surrealismo e spirito naïf, con quella attitudine originaria al racconto, inteso come successione temporale di immagini in movimento: che si tratti una tela o di una catena di fotogrammi, la materia viva del colore o della luce attiva narrazioni, spostamenti, intrecci misteriosi tra oggetti, luoghi, situazioni. Nei suoi quadri si compongono rebus ironici o malinconici di soggetti disparati: cappelli volanti, foreste pluviali, camicie che aspettano di essere indossate, stanze disabitate, foreste, fiumi, palloni colorati, manichini, poltrone decorate, scorci tropicali… Il tutto combinato insieme, nel non sense – anche un po’ magrittiano – di quei sogni che non hanno immediata spiegazione e che restano fino al giorno, più per l’intensità che per il significato.
Così, quell’inquietudine, mista a ironia, che è una costante nei film di Barilli, qui si fonde con una letizia ingenua, una spensieratezza che è dei giochi, della fiabe, dei volti e delle cose scovati tra le nuvole, con gli occhi semiaperti.

– Helga Marsala

Francesco Barilli, “Sogno o son desto?”
fino al 22 giugno 2013
Centro Culturale Villa Soragna Collecchio (PR) – Via Valli, 2
tel: 0521.301281
orari: dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18; chiuso domenica e lunedì
ingresso gratuito
www.comune.collecchio.pr.it

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

Scopri di più