Dieci artisti, altrettante città, un logo da reinventare. Campagna d’autore per Donna Karan, che da New York a Hong Kong sparge un po’ ovunque murales e affissioni griffate; a Milano la firma è quella di Maurizio Galimberti
La società dell’immagine e del consumo sfrenato porta a indurre empatia anche per la pubblicità, elemento imprescindibile del tessuto urbano, marchio forte che si sedimenta nell’immaginario e nella memoria collettiva. Del resto cosa sarebbe Times Square senza la sfolgorante pioggia di colori dei suoi videowall? E così a New York capita ci fosse nostalgia, a […]
La società dell’immagine e del consumo sfrenato porta a indurre empatia anche per la pubblicità, elemento imprescindibile del tessuto urbano, marchio forte che si sedimenta nell’immaginario e nella memoria collettiva. Del resto cosa sarebbe Times Square senza la sfolgorante pioggia di colori dei suoi videowall? E così a New York capita ci fosse nostalgia, a SoHo, dopo la rimozione nel 2008 del murales che per 16 anni invitava all’acquisto di abiti firmati Donna Karan, immagine prodotta dal premiato studio di Peter Arnell, nato architetto e designer – ha lavorato anche con Frank Gehry – e poi lanciatosi nel campo della comunicazione. Nasce per colmare quel vuoto il progetto DKNTY Artworks, pubblicità d’artista che interessa insieme alla Grande Mela altre nove città nel mondo: dieci le firme d’autore chiamate a reinterpretare il brand della casa di moda, ognuna secondo il proprio stile, lanciando a partire da questi giorni una imponente campagna globale. Mastodontico il lettering aziendale scandito a Times Square, all’incrocio tra la 48esima e Seventh Avenue, dai gemelli How and Nosm, mentre Amy Gartrell vedrà la sua creazione campeggiare nel negozio del gruppo su Madison Avenue, ma anche allo Yankee Stadium, al JFK e sulla livrea degli autobus che a luglio fanno la spola con gli Hamptons.
Mistero a Londra, dove lo street artist Roids realizza una struttura tridimensionale di tre metri per quattro da piazzare random in diversi angoli della città. Dove? La risposta affidata ad una vera e propria caccia al tesoro lanciata via twitter. Chiudono il gioco degli abbinamenti i pattern calligrafici di Sasan Nasernia a Dubai e Kuwait City, Calvin Ho ad Hong Kong, Nod Joung a Shangai, Yamaguchi Soichi a Tokyo, Junkhouse a Seoul, Christophe Hamaide-Pierson a Parigi e infine, a Milano, Maurizio Galimberti.
– Francesco Sala
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