Michelangelo, butta la pasta! Pistoletto a Milano, giurato del contest sponsorizzato alla Naba da Barilla: sei squadre di giovanissimi performer si contendono un viaggio studio di due settimane a Berlino
Passi l’industria che aiuta l’arte, ma è anche ora che sia quest’ultima a sostenere l’impresa. Come? Contribuendo a creare quell’affinità di amorosi sensi tra diversi ambiti della creatività in grado di tessere un clima energetico, frizzante, stimolante, proattivo. Questione di convergenza, insomma: è stato così nel Rinascimento e può esserlo ancora. Parola di Michelangelo Pistoletto, […]
Passi l’industria che aiuta l’arte, ma è anche ora che sia quest’ultima a sostenere l’impresa. Come? Contribuendo a creare quell’affinità di amorosi sensi tra diversi ambiti della creatività in grado di tessere un clima energetico, frizzante, stimolante, proattivo. Questione di convergenza, insomma: è stato così nel Rinascimento e può esserlo ancora. Parola di Michelangelo Pistoletto, deus ex machina del progetto con cui Barilla entra in Naba, sponsor di un lavoro semestrale sulla performance che ha visto coinvolti i ragazzi del triennio. Quattrocento gli studenti ai nastri di partenza, ottanta i progetti che hanno superato lo sbarramento di una giuria severissima e rigorosa; una ventina – divisi in sei squadre – quelli che hanno potuto elaborare la propria opera, coltivarla e presentarla nel corso di un happening con tutti i crismi della festa di fine corso.
C’è chi si imbocca l’uno con l’altra, facendo della tenerezza gestuale un canale di linguaggio; e c’è chi il tema della comunicazione lo prende alla lettera: una ragnatela di fili unisce due diversi edifici del campus, nello scorrere di penne rigate su cui sono vergati messaggi d’amore. Un tatami circolare coperto di farina, su cui è proiettato un enorme piatto di pasta: lotta furiosa tra performer, vana ed effimera, nella confusa illusione di nutrirsi; e poi ancora cibo come simbolo identitario e di unità, con l’enorme tricolore realizzato cucendo insieme un patchwork di tovaglie, memoria di un mese passato a incontrarsi, discutere, parlare e naturalmente mangiare.
Tra gli altri in giuria, insieme a Pistoletto, la direttrice del MAXXI Anna Mattirolo e quello del Jewish Museum di New York Jens Hoffmann, il padrone di casa Marco Scotini e la curatrice di Fondation Cartier Grazia Quaroni: due settimane di workshop a Berlino per il team vincente. In Germania finiscono Giammaria Cerutti, Yoogin Kim e Marco Imperiale, che realizzano un tappeto di spaghetti, eretti quasi fossero spighe di grano in una metamorfosi tra il prima e il dopo, tra l’elemento naturale e l’intervento dell’uomo. I favori della giuria di blogger che assegna il premio speciale attorno a cui è vissuta la promozione on-line del progetto vanno invece a Edoardo Manzoni, Mati Jhurry e Virginia Garra, che disegnano – e invitano a farlo – in punta di dita sulla condensa generata da una pentola in ebollizione.
– Francesco Sala
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