New York e il sindaco filantropo: Michael Bloomberg dona 15milioni di dollari a cinque musei della città – e non solo – per trasformare le vecchie audioguide in strumenti hi-tech, con simulazioni 3D e tracciamenti GPS
Addio a cavi e cuffiette; addio ai trasmettitori che sembrano citofoni, agganciati alla cintura o infilati nella tasca della giacca. Scatta negli States la stagione delle audio guide 2.0, con una massiccia campagna di aggiornamento che vede coinvolti cinque tra i musei e i luoghi di cultura più visitati e celebrati del Paese, beneficiari di […]
Addio a cavi e cuffiette; addio ai trasmettitori che sembrano citofoni, agganciati alla cintura o infilati nella tasca della giacca. Scatta negli States la stagione delle audio guide 2.0, con una massiccia campagna di aggiornamento che vede coinvolti cinque tra i musei e i luoghi di cultura più visitati e celebrati del Paese, beneficiari di un investimento complessivo che ammonta a circa 15milioni di dollari. Il nome di cotanto mecenate risponde a quello di Michael Bloomberg, il tiranno buono che governa ininterrottamente New York dal 2001, l’uomo per cui la Grande Mela ha rivisto il proprio statuto comunale, abolendo il limite al terzo mandato per la carica di sindaco e consegnandogli in via del tutto eccezionale le chiavi della città. Nasce ingegnere elettronico, sfonda nei rampanti Anni Ottanta creando l’omonima azienda di networking per l’informazione che oggi fattura oltre 7miliardi e mezzo di dollari l’anno: fuori dalla politica Bloomberg è un magnate dei mass media che non poteva non subire – a tutti i livelli – l’attrazione esercitata dalle nuove tecnologie. E così la fondazione che si occupa di attività filantropiche nata come costola del gruppo imprenditoriale, capace di investire in cultura – dal 1999 ad oggi – la bellezza di 57 milioni, elabora il piano di svecchiamento dei musei. A beneficiare del programma il Guggenheim, il Metropolitan e il MoMA, ma anche il New York Botanical Garnde e l’Art Institute di Chicago: in arrivo guide che sfruttano le tecnologie 3D e i sistemi di localizzazione GPS, agganciandosi al web e accedendo quindi al potenzialmente sterminato bagaglio di informazioni contenuto sulla rete. Si parte, in via del tutto sperimentale, con l’app disegnata per la mostra di James Turrell inaugurata non più tardi di una settimana fa al Guggenheim; e via così: alla finestra, pronti a entrare a fra parte del progetto, anche il Jewish Museum, la Tate Modern, l’American Museum of Natural History e il Mori Art Museum.
– Francesco Sala
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