Il teatro contro il femminicidio. Tredici interpreti e un coro di centocinquanta donne: a Firenze va in scena Crash Trōades/Emergenza, con la regia di Giancarlo Cauteruccio
“Un’azione che raduna in un’unica arena, in un solo campo profughi, in una comune trincea sia il pubblico che le interpreti. La scena si fonda su dati elementari: l’acqua, la terra, il fuoco, veri e propri elementi drammaturgici che connotano l’azione e le conferiscono il peso della materia, e tutta l’inevitabilità della realtà. I contorni […]
“Un’azione che raduna in un’unica arena, in un solo campo profughi, in una comune trincea sia il pubblico che le interpreti. La scena si fonda su dati elementari: l’acqua, la terra, il fuoco, veri e propri elementi drammaturgici che connotano l’azione e le conferiscono il peso della materia, e tutta l’inevitabilità della realtà. I contorni della scena, realizzati con materiali industriali delimitano e fanno sconfinare lo spazio, diventano quasi una metafora di un continuo capovolgersi tra l’ordine e il caos, ribadendo ancora una volta la circolarità delle vicende umane”: Giancarlo Cauteruccio abita e trasforma una delle più belle architetture fiorentine degli ultimi anni, il Nuovo Ingresso dell’Ospedale di Careggi, a Firenze, in occasione di Crash Trōades/Emergenza, azione poetica, politica e di denuncia contro il femminicidio che andrà in scena sabato 13 luglio. Tredici interpreti (attrici, danzatrici e cantanti liriche) prestano voce e corpo a un lavoro in cui “l’arte riconquista la sua funzione pubblica e il teatro mostra le sue origini di luogo della condivisione”, come spiega il regista: uno spettacolo in cui le eroine tragiche de Le Troiane di Euripide incontrano, nella scena finale, un coro composto da centocinquanta donne della società civile (artiste, studentesse, casalinghe e dottoresse).
Il testo di Crash Trōades è una tessitura drammaturgica in cui si innestano nelle pagine euripidee le parole di Cecenia di Anna Politkovskaja e di Le ferite del silenzio di Yolande Mukagasana, e in cui si racconta l’insensatezza della violenza e della sopraffazione. “La recitazione asciutta” continua Cauteruccio “echeggia la monotonia ossessiva di bollettini di guerra o di preghiere tantriche. A Careggi, in questo spazio modernissimo e aperto, le interpreti rendono ancor più visibili le proprie ferite, e le bruciature sui loro abiti da sposa paiono ancora fumanti. Come se dal mondo omerico a oggi il tempo avesse fatto solo una velocissima corsa, come se dai ruderi archeologici al segno architettonico contemporaneo del Nuovo Ingresso dell’Ospedale fiorentino non esistesse alcuna distanza temporale. Crash Trōades è il mondo di Ecuba e delle donne troiane visto con la filigrana dell’emergenza contemporanea, una tragedia che odora di napalm e viaggia sul web, cruda come la poesia non è mai stata”.
– Michele Pascarella
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