Italiani all’estero. Una residenza da OG9 e una mostra da Station21: il lungo viaggio di Nicola Genovese a Zurigo. Nel segno del non profit

“Una costellazione di oggetti di incerta provenienza” li definisce Elisa Tosoni, nel suo testo di presentazione. E i lavori di Nicola Genovese – prodotti a Zurigo durante la sua residenza primaverile per il progetto OG9 e poi esposti nello spazio non profit Station21 – sono in effetti sculture senza tempo, origine né misura. Oggetti terrestri […]

Una costellazione di oggetti di incerta provenienza” li definisce Elisa Tosoni, nel suo testo di presentazione. E i lavori di Nicola Genovese – prodotti a Zurigo durante la sua residenza primaverile per il progetto OG9 e poi esposti nello spazio non profit Station21 – sono in effetti sculture senza tempo, origine né misura. Oggetti terrestri non identificati: reperti di un’archeologia del futuro, strumenti di una scienza immaginaria o simboli sacri appartenuti a civiltà del sottosuolo: filologia, esegesi, epistemologia dell’impossibile, per una lettura estetica che apre distanze e ambigue prossimità.
Genovese ricorre alla vecchia pratica del ready made e dell’assemblaggio, passando attraverso la destrutturazione e la ricomposizione. Esperimenti creativi prendono forma, costeggiando la soglia dell’informe. Così, tra sacro e profano, queste reliquie delle società contemporanee assumono un gusto ingannevolmente retrò, come se (dis)abitassero lo spazio residuale di una post-decadenza, laddove l’umanità si è già consegnata alla sparizione. Anche questo un leitmotif costante degli ultimi decenni, tra paura della fine, incombenza del vuoto, polverizzazione delle identità e ricerca di un significato nuovo.

Nicola Genovese, Skins, 2013 - Station21, Zurigo

Nicola Genovese, Skins, 2013 – Station21, Zurigo

E quella dell’identità sociale, politica, culturale, resta una questione che continua a interrogare gli artisti, in una postmodernità che non finisce: questi ripetuti territori ibridi, in cui tutto coesiste e si mescola nell’euforia malinconica del reperto, tradiscono l’urgenza della rigenerazione, oggi più forte di quella della distruzione.
Che umanità raccontano gli oggetti di Genovese? Certo un paesaggio in mutazione, tra fossili, rottami e lembi di superfici consumate; ma la retorica della maceria lascia spazio, qui e là, al tentativo di articolare linguaggi, di disegnare paesaggi originari. Un passo oltre la disperazione.

– Helga Marsala

www.kunsthausaussersihl.ch
www.station21.ch

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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