Kafka, a noi, ci fa un baffo. Leggete che intrigo sta dilaniando l’ambiente artistico di Praga, fra Národní Galerie e Biennale di Venezia, fra corruzione e diffamazioni varie…
Un commissario corrotto e concussore, una giornalista al servizio del potere, un’artista messa alla gogna per colpire indirettamente un critico, un comitato codardo, un ministro sfuggente, un direttore dimezzato. Pensavate che la surreale Cecoslovacchia schiava della burocrazia, dell’intimidazione e della corruzione che emerge dalle opere di Franz Kafka fosse solo racchiusa fra le pagine dei […]
Un commissario corrotto e concussore, una giornalista al servizio del potere, un’artista messa alla gogna per colpire indirettamente un critico, un comitato codardo, un ministro sfuggente, un direttore dimezzato. Pensavate che la surreale Cecoslovacchia schiava della burocrazia, dell’intimidazione e della corruzione che emerge dalle opere di Franz Kafka fosse solo racchiusa fra le pagine dei suoi romanzi, impensabile nella realtà? Beh, oggi ne va in scena una dimostrazione pratica, attualizzata ad un secolo più avanti.
Un’intricatissima vicenda nella quale si incrociano due eventi: la partecipazione nazionale – in quota slovacca – alla Biennale di Venezia 2013, e la nomina del nuovo direttore della Galleria Nazionale della Cechia, a Praga, più nota con il nome ceco di Národní Galerie. Tutto inizia con un articolo scritto dalla giornalista Noemi Smolik che attacca il lavoro dell’artista Petra Feriancova, definendo uno scandalo internazionale il fatto che sia stata chiamata a rappresentare la Slovacchia nel padiglione nazionale; l’attacco si estende al curatore Marek Pokorny, ed all’organizzazione curata dalla Galleria Nazionale Slovacca di Bratislava. L’articolo causa un gran rumore, e lancia un infuocato dibattito fra tutti gli art addict di Cechia e Slovacchia, veicolato da web, email, blog, Facebook.
Forse colpita dal grande clamore suscitato, la giornalista arriva ad ammettere che l’articolo le è stato commissionato da un membro della commissione per la scelta del futuro direttore della Galleria Nazionale della Cechia, scusandosi poi con Petra Feriancova per aver attaccato il suo lavoro, quando – evviva la franchezza! – l’intento era attaccare il curatore Pokorny, candidato proprio al ruolo di direttore. Appreso dell’intrigo, i membri della commissione rifiutano uno dopo l’altro il loro incarico, ed il gruppo si scioglie. Stallo? Nemmeno per idea, perché il finora latitante ministro di cultura, uscente causa cambio governo, decide all’ultimo momento di nominare “motu proprio” il nuovo direttore della galleria nazionale, Jiří Fajt. E adesso? Non basterà neanche invocare le invenzioni letterarie di Kafka…
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