La Lega Nord chiede, in Senato, le dimissioni di Massimo Bray: i crolli al Teatro Piccolo di Pompei pesino quanto quelli che causarono l’addio di Sandro Bondi. Dopo il caso Kyenge-Calderoli il clima resta caldo a Palazzo Madama
Occhio per occhio, dente per dente. O anche: chi di mozione di sfiducia ferisce… Non perirà forse per questo Massimo Bray, ma gli ultimi accadimenti in quel di Pompei non potevano – e non hanno potuto – evitare al ministro dei Beni Culturali una comprensibile nuova gatta da pelare. La bordata arriva in chiusura di […]
Occhio per occhio, dente per dente. O anche: chi di mozione di sfiducia ferisce… Non perirà forse per questo Massimo Bray, ma gli ultimi accadimenti in quel di Pompei non potevano – e non hanno potuto – evitare al ministro dei Beni Culturali una comprensibile nuova gatta da pelare. La bordata arriva in chiusura di seduta, con il Senato che si è già accapigliato a dovere sulla faccenda degli F35; all’improvviso, fulmine a ciel sereno, è l’esponente della Lega Nord Gian Marco Centinaio a invitare Bray alle dimissioni. Il motivo è legato a quelle pietre che, nel fine settimana, si sono staccate dal Teatro Piccolo di Pompei franando al suolo. Danno di poco conto e, soprattutto, nessun ferito. Un semplice nastro di plastica a invitare i turisti a girare al largo, senza nemmeno la necessità di chiudere il sito. Ma per il Carroccio la questione non sta nell’entità del danno, quanto piuttosto nella faccenda in sé: “sono passati mesi dal primo crollo che costò il ministero al collega Bondi” attacca Centinaio. Ed è chiaro dove andrà a finire: “il PD indicò l’allora ministro come responsabile dell’accaduto con una mozione di sfiducia indegna. Chiediamo a Bray, visto quanto non fatto sinora, di farsi da parte e permettere ad altri di gestire il più importante sito archeologico del mondo”.
– Francesco Sala
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